Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

LA DEMOCRAZIA NEL PENSIERO CRISTIANO 435 morale, coordinato a quello supremo in cui sarà perfezione e felicità, e ai beni subordinati che lo preparano e avvalorano. Così intesa, la democrazia diviene realmente la direttrice storica dell'incivilimento, e assurge a dignità ben maggiore di una semplice istituzione politica o di un caratteristico ordinamento sociale per attingere i vertici di una progressiva generale compartecipazione a più elevata forma di civiltà. Civiltà cristiana che dà alla democrazia orientamenti inconfondibili: in economia la prevalenza della giustizia e della carità ( dalla cui somma deriva il senso sociale) sulla egoistica tirannia degl'interessi materiali; in sociologia la solidarietà fra le classi al posto della lotta distruttiva del capitalismo e del marxismo; in politica il predominio del diritto sulla forza e della pace sugli antagonismi nazionali. Ecco perché finalmente democrazia s'identifica con la civiltà cristiana. Prima del cristianesimo i valori etico-civili che sono la base di ogni duratura civiltà erano stati intravisti da qualche anima solitaria e nobile di filosofo o di statista. Dall'avvento del cristianesimo la civiltà fu sentita da una moltitudine di anime quale un fatto spirituale per eccellenza; la partecipazione crescente di tutti gli uomini ai beni interiori morali fece considerare i beni esteriori (ricchezza, potenza politica) come mezzi e presidi, mai capaci di assurgere alla dignità di fini della vita singola e di quella associata. Perché il cristianesimo non è solo dottrina astratta, ma è precetto imperativo e virtù operante. Non insegna soltanto la giustizia in tutta la sua perfezione, ma la prescrive agl'individui e ai popoli, aiutando gli uni e gli altri a compierla. Il disegno schematico di una democrazia ispirata dal cristianesimo consta delle seguenti linee essenziali. Riaffermazione del valore oggettivo ed universale delle .norme di diritto naturale e riconoscimento del primato della norma etica. Massimo rispetto per la persona umana considerata come il primo elemento dell'ordine sociale per la sua spiritualità, autonomia e finalità ultraterrena. L'equilibrio tra interesse individuale e sociale si ha nella solidarietà che trova il suo fondamento nella abnegazione dettata dalla legge morale (prima che dal calcolo dell'utile) e per la quale si subordina il bene proprio al bene generale della Società. Nella attuazione solidale del bene comune vige una legge di proporzionalità per la quale chi più ha più deve dare e chi meno ha più deve ricevere. In tal modo viene risolto il conflitto tra individuo e soèietà. La Società con i suoi ordinamenti naturali ha carattere di fine in confronto dello Stato, che col suo ordinamento giuridico-politico ha funzione di mezzo. Lo Stato ha per fine principale il bene comune che include come fine specifico il bene preponderante dei più bisognosi. Il diritto positivo non è prodotto arbitrario della volontà statale, ma deve riflettere i principii dell'ordine morale-civico definendoli in modo

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