Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

332 GIORGIO CASTELLINO Il progresso odierno ci può appunto chiarire che una data questione non entra in quella categoria. I teologi, dal canto loro, non si credono punto in dovere di difendere indiscriminatamente tutto quanto le età passate ci hanno tramandato, unicamente perché tramandato di secolo in secolo, senza l'intenzione e la possibilità di un vaglio che ne rivelasse la precarietà o la provvisorietà o il non interesse per il campo della fede. Essi si sforzeranno, al contrario, di prendere visione di tutti gli elementi nuovi affiorati o da un progresso reale delle scienze, o da un progresso, pure, dell'esegesi, che può valersi ormai di qualche mezzo in più che non nei secoli passati e può collaborare non indifferentemente a mettere in più chiara luce il vero pensiero dell'autore umano della Sacra Scrittura (1). Natui;almente se lo studioso cattolico giungerà a qualche conclusione nuova non pretenderà senz'altro che la Chiesa gli faccia tanto di cappello e accetti subito quelle conclusioni come certe e indubitate, anche se così paiono a lui. Casi simili si ebbero tra la fine dell'altro e l'inizio di questo secolo, ma bastarono pochi decenni per rivelare quanta fosse stata la presunzione di chi aveva ciò preteso. La Chiesa vigilerà, ascolterà, esaminerà il suo deposito, e quando e come giudicherà necessario gotrà intervenire nel dibattito. Sarà dovere del cattolico accettare quel verdetto comunque esso sia con umile sottomissione, sicuro di trovarsi dalla parte della verità. 2. LA STORIA PRIMITIVA DELL'UMANITÀ. Passando ora ai capi in cui si delinea la storia dell'umanità primitiva (Genesi, 4-11), noi constatiamo, a un raffronto con i dati della scienza preistorica, una tale discordanza che è assolutamente impossibile tentarne la conciliazione. 1 Il racconto biblico è tenuto in una cornice cronologica di meno che 4.000 anni, mentre la preistoria, la paleontologia, attribuiscono all'uomo non meno di 100.000 anni. Nella Bibbia noi vediamo una famiglia, che abita uno spazio necessariamente ristretto, moltiplicarsi, scindersi in due , rami, i cui discendenti pervertendosi adducono su tutta l'umanità il castigo di Dio con il diluvio da cui solo otto persone si salvano. Castigo, quindi, universale! La preistoria invece parla di razze varie comparse e scomparse sui punti del globo distantissimi gli uni dagli altri (dall'Inghilterra a Pechino, alle Indie Olandesi, all'Africa) con diversità di culture succedentisi nel tempo e nello spazio. Per di più tutto il racconto biblico è contenuto in uno schematismo: il castigo del diluvio al centro, preceduto e seguito da genealogie e da alcuni altri elementi secondari che ne mettono ancora più in risalto la semplicità straordinaria, ecc. (I) Vedere )! medesimo documento, pag. 346, che ammonisce di ciò espressamente i teologi.

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