214 CARLO BALLERINI cuore, non hanno la forza di continuare a lottare per esso. La minima impressione, il più piccolo ostacolo, li allontana dalla via intrapresa. Silla ha scritto un libro in cui aveva riposto ogni speranza: doveva essere il principio della sua elevazione, l'indicazione del punto fisso intorno a cui avrebbe dovuto gravitare la sua vita. Ma le copie rimangono tristi e sole nella tipografia: i critici lo attaccano, il mondo lo deride, egli si ritira dalla scena pallido come un attore fischiato. Questo perché? Perché questi personaggi sono degli emotivi; agiscono in base a reazioni sensibili e sentimentali facili a cancellarsi l'una con l'altra. Ecco quindi lo sbaglio che hanno fatto tutti i critici maggiori del Fogazzaro - Croce, Donadoni, Trombatore - all'infuori di Momigliano di aver giudicato questi personaggi in base al carattere. E necessario giudicarli secondo la loro emotività. Esempio tipico la conversione di Piero. In essa non c'è nessun segno delle grandi conversioni. L'elemento sopranaturale ha la fissità dell'allucinazione, non lo splendore del rivelarsi di una eterna verità. Ciò che lo decide a lasciare Jeanne e la sua poesia delicatamente umana, sono delle parole che sembrano apparire sulle sue mani: « Magister ad.est et vocat te >>, e il ritorno di impressioni mistiche della fanciullezza. Lo sguardo non scende nell'intimità dell'anima: tuttavia il cambiamento di vita ha una forza di suggestione, ed è un aspetto della sua inquietudine. Le chiamate divine nel Vangelo sono tranquille e serene perché cadono nell'interno dell'anima e lasciano una imperturbabile pace. La conversione di Piero non porterà pace ma un pellegrinare inquieto del corpo e dell'anima, perché è una reazione sentimentale a cui la volontà e l'anima non prendono parte. E un tormento e un abbandono piangente. Tormento che si allargherà nella notte della Valsolda, percorsa dalle nuvole e dal vento. « La notte cad.ente era inquieta. Raffiche alte-mate a lunghi silenzi delle cose, suonavano sul lago, per le rive, per gli oleandri e i 110sadi ell'orto Maifoni, chini sulle onde. Rombavano sul pino ad ombrello.... Era una notte inquieta nel cielo come sulla terra ». Abbandono che diverrà calmo e austero nel silenzio sceso sulla Valsolda dopo che il vento s'è quietato; nel tornare lento e dolcemente malinconico dei ricordi di persone morte, di persone vive. Istanti che sono espressi con impressioni musicali e visive: « Il vento e il lago tacevano. (fJ, !onne di cipressi, frondose vette di ulivi, f11ontidi montagne 'nereggiavano nell'uguale albore del dfappo sottile di nuvole. Il sentiero, il pendio erboso a sinistra, i campicelli a destra lungo l'acqua dormente eran grigi di luna velata». Nel profondo silenzio, la malinconia dei ricordi si fa sentire: sono ricordi delle creature morte. Raggiunge veramente la poesia quella visione delle lapidi bianche del cimitero (impressione di colore: lapidi bianche sullo sfondo scuro della notte), tanto semplici, ma spiranti uria perfetta calma,
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