Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

208 MARIO SANCIPRIANO Sorge così una nuova problematica: « come sia pensabile che operi per sé una Ragione o Mente infinita; come operino, dal loro canto, le menti finite; come queste si rapportino a quella nel loro operare finito; se e come si rapporti quella a questa nel suo operare infinito » (p. 238). Le quattro domande trovano adeguata risposta nel capitolo a ciò de· dicato; ma la loro estensione è tale che la vera soluzione di esse può ri· cavarsi solo da1la lettura di tutto « L'Io e la ragione». E, per r appunto, « sono io che ragiono »; ma « io » o « l'io »? Contro la tendenza a ipostatizzare la verità (si è già visto) il vero si• gnifica semplicemente il valore di verità d'ogni giudizio vero; contro la ten· denza a ipostatizzare la ragione (si è pure già visto), la ragione significa dovere di coerenza, norma di dirittura di pensiero; contro la tendenza, in· fine, a ipostatizzare l'io, non si può ammettere un solo lo universale che dica « io » in tutti gli esseri che dicono, ciascuno di sé « io » (p. 240). « Insomma, io non posso dire «io», e <<appartenere» all'egoità, esser suo, quasi fosse essa la sostanza e io il modo, essa l'universale e io il parti· colare: se dico io, appartiene essa a me, è il mio valore, come verità è il valore d'ogni giudizio vero» (p. 241). L'universalizzazione dell' « io », che è stata un modo di svolgere il criticismo ( senza tener conto che, per chi accetti l'argomento del paralogi· smo kantiano, tale universalizzazione dovrebbe apparire come un paralo· gismo dello stesso tipo) è dunque avversata dal Guzzo, che avversa in essa l'interpretazione data al Kant dai suoi epigoni: « l'interpretazione degli epigoni non risulta fondata su niente di genuinamente kantiano bensl su tutt'altre esigenze compendiabili nella parola «spinozismo» .... Di questo spinozeggiamento di Kant la spinta fu fichtiana, il frutto più maturo fu l'hegelismo; ed è hegeliano, all'origine, quello storicismo che più insiste, oggi, su l'unicità d'un soggetto assoluto, operante in tutti gli uomini » (p. 245). Dunque non Kant, ma i suoi epigoni hanno intrapreso la via dell'im· manenza. E le « discussioni e giustificazioni » sono un ripensamento della <<Critica» di Kant, in modo da superarne la superstite acrisia e rintrac· ciare il senso più profondo dell'a priori e della deduzione tt"ascendentale giudicata peraltro come« la potente linfa che sale lungo l'intero tronco della C1·iticadella 1·agione ». Nell'accettazione di Kant, il Guzzo obbedisce all'esigenza di svolgere l'intrinseco principio unitario (d'una unità che è superiore a quella della categoria di unità e che implica un'esistenza che non è ancora categoria e un soggetto di pensieri o un principio del pensiero che non denotano le categorie della sostanza e della causa) e pone così un quadrinomio di deter· minazioni precategoriali, che - insieme - costituiscono propriamente la « unità precategoriale ». In questo quadrinomio si trovano tutte le possibilità del pensiero di cui

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