Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

204 MARIO SANCIPRIANO la cosa m sé: « il dualismo kantiano dev'essere superato nel senso che al fenomeno si riconosca realtà, che il pensiero si intenda come reale: non nel senso che la cosa sfumi in un fenomeno che sia pensato come soggettivo». Tutto ciò doveva mettere capo a « un movimento che dia valore di sostanza al fenomeno, non valore di fenomeno alla kantiana cosa in sé»: ed è quel che il Guzzo ha fatto ne « L'Io e la ragione» (1). Ma qui la sostanzialità è vista in uno con la causalità, non alla ma!lÌera d'una mera funzione, da cui non può conseguire altra sintesi che la 1·eci procaazione: è vista come l'altra faccia dell'Io, nella propria fondazione autonoma di un «altro». Ora il distinguere, il sentir come altro, l'individuare 1111 pensato è un concepir/oper sé, che lo fa essere in sé sull'orizzonte della mia conoscenza » (p. 115). In tale distinzione, l'oggetto appare autonomo, ed è autonomo in quanto svolge attività e processi causali, ed ha proprio carattere, « segno ed espressione di quella seità che è instaurata con l'atto stesso di distinzione o pensamento. Infine, mentre l' oggetto è 11110 (un oggetto) davanti a noi, esso è attuale ( e a me pare che Aristotile, nel « sinolo » non voleva trovar altro che tale attualità, nei confronti della platonica Idea). « Eccoci dunque di fronte a un'unità fondata, che è sostanzialità fondata, causalità o attività o originalità fondata, attualità fondata. Ricompaiono cosl, come fondate, cioè come forme delJ' oggetto, del pensato, le stesse quattro determinazioni che, come fondanti, cioè come determinazioni del soggetto, del pensiero, già dimostrarono di essere le funzioni dell'io, o piuttosto, l'io stesso in funzione» (p. 119). VII. Una posizione centrale, nella filosofia contemporanea (e quindi anche in quella di cui ci occupiamo) ha la distinzione di concept11s e concepturn, che nel Guzzo trovano unificazione. L'idealismo va interpretato nell'unità di concep111s (atto unificante) con il concept11m (nozione) (2). I concetti sono, qualitativamente, universali; ma sempre, quantitativamente, singoli, ricchi, vorrei dire, dell'esperienza e del carattere nozionale che interpretano. Ogni conceptus è un modello ripetibile, ma non moltiplicabile: è l'interpretazione ideale di ciò che si presenta per via sensibile o intellettiva al pensier?. Più oltre, a p. 133: « I concetti empirici, i con- ( 1) L"argomento,di capitale interesse, è ripreso nelle « Discussioni e giustificazioni» laddove si sostiene che la X kantiana non è eliminabile: « fermissimo punto di riferimento pur dei termini noti» (p. 308). ( 2) Il G. vi ritornerà sopra nelle « Discussioni e giustificazioni » in cui si legge: « In questo libro troppo larga e centrale è la parte dedicata a mostrare il rispecchiarsi del soggetto neJJ'ossetto, del conrep1111 nel co,uept11m.... Il conceptus si oggettiva in conreptum.... la cate- goria si riproduce in categorema; l'interpretazione si intuitivizza in idea (con q uel che di visivo è rimasto in tale parola grazia all'etimo), il pensiero, come un patriarca, fonda stirpi, prosapie, ghene, che si continuano, rinascendo in nuovi individui » (p. 320)

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