Quaderni di Roma - anno II - n. 3-4 - mag.-ago. 1948

LA FILOSOFIA DI ALFRED NORTH WHITEHEAD I. Viviamo in tempi di generalmente, e talora insistentemente, dichiarato anti-romanticismo; - il quale d'altra parte (come, in fondo, è naturale), esaspera spesso alcuni motivi tipicamente romantici, o derivanti dalla dissoluzione del romanticismo. Le tre correnti filosofiche alla moda - esistenzialismo, neopositivismo, marxismo -, pur combattendosi accanitamente, fanno volentieri fra loro alleanza (infida, bensì, e piena di riserve....) contro ogni « metafisica ». In questa essi vedono (con ragione, del resto; c'è infatti sempre, per fortuna, o esplicito o implicito!) un appello al sentimento (in senso largo) dell'« Infinito», come apprensione intuitiva della «Totalità», nell'intimo ~tesso della coscienza umana individuale. Ci vedono l'affermazione di un significato « religiosamente infinito » dell'umana aspirazione, di là da ogni empirica realizzazione, eppure anche in ogni empirica - per quanto circoscritta, labile, inesorabilmente evanescente - realizzazione. E tutto questo appassionatamente combattono, mentre pur negano che abbia un senso intelligibile. Vero è che, nell'atto di un così appassionato negare, implicitamente e contradittoriamente riaffermano quell'infinita assolutezza di valore che pretenderebbero negare; e così si rivela la deformazione erronea della verità preziosa, che ciascuna delle suddette correnti, e altre accomunate nella antimetafisicità, convogliano e anzi proprio incorporano in sé; ma sta di fatto che formalmente negano, diciamo così, quella « infinita presenza »; e sgretolano così dalle fondamenta, per quanto possono (e possono oggi sinistramente, pericolosamente, come forse non mai....) la << spiritualità», profonda e genuina, dell'uomo. Per questo appunto può riuscire, oggi, particolarmente utile raccogliere e meditare il messaggio e l'insegnamento di alcuni grandi Maestri, che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento hanno sostenuto e difeso (bene o male; ma in fondo - come sempre accade per i grandi Maestri - più bene che male), attraverso allo spirito della tradizione romantica, qualche cosa di ben più prezioso, antico, eterno, sempre nuovo, che animava dal profondo quella tradizione, e nonostante ogni suo eccesso e difetto, le conferiva, come le conferisce e sempre le conferirà, il suo fascino: fascino che è infine, in questo come in ogni altro caso, il fascino della Ve-

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