144 NOTE DI CRONACA Tutto ciò spiega bene l'inefficienza dell' O. N. U. e lo scandalo di un conflitto che riempie di vergogna i credenti. Mentre la politica britannica raccoglie i frutti insanguinati di un pragmatismo più che trentennale, un altro colpo viene alla comunità delle Nazioni britanniche dalle elezioni sud africane del 26 maggio. La sconfitta del generale Smuts ha suscitato dovunque una profonda sorpresa. Il partito nazionalista che, sia pure con una debole maggioranza, è riuscito vincitore, è noto per il suo carattere razzistico e antibritannico e comprende vaste correnti favorevoli alla secessione dal Commonwealth. Un articolo del programma di questo movimento politico chiede la nazionalizzazione delle miniere d'oro che, in massima parte, sono in possesso del capitale inglese. Quindi il voto del Sud Africa e la vittoria riportata da Malan su Smuts è la riaffermazione di un isolazionismo che non si manifesta solo nel continente nero e che ostacola gli sforzi per una cooperazione, che è necessaria soprattutto al vecchio continente. La politica britannica, com'è noto, vorrebbe associare tutti i Dominions alla riorganizzazione dell'Europa occidentale e Smuts, tre giorni prima della sconfitta, aveva promesso l'appoggio del Sud Africa. !! vero che Malan, parlando alla stampa, ha detto di non essere ostile alla Gran Bretagna e che il significato delle elezioni riguarda solo la politica interna; ma appare difficile prescindere dall'orientamento programmatico del partito ch'egli dirige anche se la maggioranza ottenuta (524.000 voti contro 401.000) non è tale da permettere una politica di troppa assoluta intransigenza. :I, dunque probabile che il Sud Africa non si distacchi dal Commonwealth britannico; ma v'è ragione di credere che il governo di Pretoria guarderà piuttosto a Washington che a Londra. L'altra elezione, quasi contemporanea, che, peraltro, non ha causato alcuna sorpresa, è quella avvenuta in Cecoslovacchia il 30 maggio; ed ha ribadito le catene che avvincono un popolo che ha difeso per secoli la propria libertà. Il metodo del voto - che ricorda quelli usati da altre dittature - è pure servito a rivelare l'esistenza di una corrente d'opinione non conformista: il fatto va sottolineato perché consegnare la scheda bianca era una manifestazione di vero coraggio. Con l'affermazione del regime Gottwald è finito il compito di Benes: quest'uomo politico, per tanti versi notevole, era stato uno dei primi, aiutando le inclinazioni panslavistiche, a parlare di un'evoluzione russa verso la democrazia di tipo occidentale. L'ironia del destino, come dice la gente comune, ha voluto ch'egli, come già Masarik, cadesse vittima di una finzione che egli stesso da anni accreditava. * * * La politica interna italiana è dominata sempre dall'esito del voto del 18-19 aprile. Cominciando, abbiamo messo in luce il significato internazionale dell'evento. Quanto agli aspetti italiani c'è da dire che la vittoria democristiana ha rivelato un fatto indiscutibile che nessun sofisma può svalutare: cioè la resistenza morale ad una pressione che pareva irresistibile. Nessuno ha difficoltà a riconoscere che non tutti i voti raccolti dal partito dell'on. De Gasperi sono stati espressi da coscienze cristiane consapevoli; ma è innegabile che in Italia non vi sono dodici milioni di privilegiati. Questi uomini e queste donne hanno preferito ai vantaggi materiali promessi dalla coalizione comunista quella libertà morale e materiale che rende la vita degna d'essere vissuta. In tali condizioni, ai vincitori deriva una grave responsabilità: quella di non deludere quanti hanno confidato in loro. Il che deve indurre a uno sforzo concorde di rinnovamento che dia agli italiani un avvenire più giusto e più pacifico. La democrazia cristiana avrebbe potuto da sola dirigere il governo. Ha pre-
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