zione; 2ione; RASSEGNE LA RICOSTRUZIONE EDILIZIA IN ITALIA (Co111i1111azio11e v. faJC. preced.). problemi particolari, oggetto della nostra rassegna, sono, come si disse: I) la misura dell'impulso da dare all"attività edilizia; II) l'opportunità di creare un organo statale programmatore della ricostruIII) i criteri d"economia consigliabili nell'attuare i programmi di ricostruIV) le modalità di provvista dei fondi necessari. I. Non è necessario ricercare esempi e fare citazioni per dar rilievo ai consensi, che incontra il proposito di una forte espansione dell'attività edilizia postbellica. La maggior parte degli autori citati, anche quando non vi ponga in maniera espressa l'accento, implicitamente lo considera accettato. t una co1111111mis opinio, sostenuta sopratutto da correnti e organismi sindacali e dai ceti interessati, che ha formato oggetto anche di frequenti dichiarazioni di governo. Si conforta un simile punto di vista sottolineando, ora la « fame di case», ora la necessità di arginare la disoccupazione, ora il « potere attivatore» dell'industria edilizia, ora - e non si è certo esaurita l'esemplificazione - magari anche la tutela del paesaggio e le esigenze del turismo. Da tempo però si levano pure - molto più rade - voci contrarie a una tale corrente. Non deve sembrar strano che, di fronte a tante case distrutte, ai più evidenti segni della guerra passata sulla penisola, ci sia qualcuno il quale si chieda se debbasi o meno ricostruire. Nessun dubbio che ciò occorra fare: ma quando? A questa domanda si dà, da parte di taluno, una risposta molto esplicita: la ricostruzione edilizia a scopo di abitazione deve cedere il passo alla produzione di beni strumentali. La casa, si dice, è un bene di consumo, indispensabile fin che si voglia - almeno entro un certo livello minimo - ma pur sempre di consumo. L'urgente fabbisogno di case - come d'ogni bene, del resto - deve essere valutato, non in senso assoluto, ma relativamente all'urgenza del fabbisogno di altri beni, sia di consumo che strumentali. Non v'ha dubbio che, se si vuol ricostituire la pur bassa capacità produttiva dell'anteguerra, occorre rimediare al processo di decapitalizzazione originato dal conflitto, e quindi in primo luogo risparmiare e far buon uso dei capitali, tanto scarsi quanto indispensabili.
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