RASSEGNE Politicamente divisa e suddivisa sotto le forme più opposte di costituzioni dallo Stato ieratico dei pontefici, alla repubblica democratica di Firenze, dai mille Roridi Comuni alle cento splendenti Signorie - l'Italia settentrionale fu sostanzialmente omogenea e poggiò sull'autonomia del municipio; l'Italia dal Tevere e dal Tronto in giù, attraverso tutte le età, con qualsiasi forma di governo, libera o do· minata dallo straniero, rimase invece immota come un sol corpo, attorno ad un solo rentro, ora Benevento, ora Palermo, ora Napoli, sempre entro le ritorte feudali fra le più esose d'Europa, perennemente in disordine, sempre rissoso, profondamente turbato da lotte o intestine o contro le monarchie, da esso mutate e rimutate. Qualche tentativo di ripresa si ebbe, è vero, con gli Arabi e con quei rinnovati traffici e scambi culturali con l'Oriente, datanti fra il secolo X e !'Xl. Gli Arabi fecero veramente un giardino di alcune contrade della Sicilia, poste a specchio del mare o in vicinanza di porti, e addussero nel Mezzogiorno elementi nuovi di civiltà. Ma i relativi vantaggi che quel dominio portava seco, non andarono al di là dei confini dell'isola. E ben presto furono perduti, a vantaggio di città più intraprendenti dell'Italia centrale e settentrionale, anche i benefici effetti di quella ripresa di contatti col Levante. E con la sua morte, cessò l'impulso dato da Federico II di Svevia, che, fors'anche per rinsanguare il paese dalle guerre, aveva mirato a rendere ubertose « le due mammelle nutritive delle genti», l'agricoltura e il traffic,:,, ad incrementare la produzione, ad allacciare i popoli fra loro, curando le strade, istituendo fiere, sopprimendo dogane, rimovendo ostacoli frapposti all'interesse ed all'attivit/i dei sudditi. Coll'andare del tempo, si rivdarono pure gli svantaggi della posizione geografica del Mezzogiorno. li mut..ire dell'asse del commercio mondiale dal Mediterraneo ali' Atlantico, se fu un danno per tutto il nostro paese, lo fu in modo particolare per l'Italia meridionale. Chè mentre l'Italia centro-settentrionale - l'Italia dei Comuni, delle industrie artigiane, della banca, arricchita per alcuni secoli col monopolio del commercio internazionale dei panni, delle sete, delle armi, col traffico del denaro e del cambio -, potette resistere alle sfavorevoli congiunture di mercato e potette, in parte, con sufficiente spirito di malleabilità, adattarsi ai tempi nuovi e aprirsi finanche, come ad es. Genova, nuove possibilità di traffico con l'Europa occidentale, il Mezzogiorno, che non ebbe mai un'industria lontanamente paragonabile a quella di Firenze, di Lucca, di Bologna, di Milano. che non si giovò mai delle grandi accumulazioni di capitali derivanti dal traffico e dal cambio del danaro, e il cui commercio dei generi agrari - del frumento in particolare - era già da secoli monopolizzato dà Veneziani, da Fiorentini, da Genovesi, il Mezzogiorno, incomparabilmente assai meno ricco, disordinato, convulso da continue lotte intestine, da guerre dinastiche, da insurrezioni di baroni, dal diverso parteggiare, non fu in grado di reagire; e come fu corso e ricorso da eserciti francesi e spagnuoli, cosl fu impoverito da mercanti e da banchieri stranieri che avevano fuori del Mezzogiorno il centro dei loro affari, da feudatari e dignitari laici ed ecclesiastici, che consumavano lontano le rendite prodotte nel Mezzogiorno. Questo continuo drenaggio di ricchezze fuori del Mezzogiorno e i congiunti disordini della vita civile e politica, resero impossibile la formazione del risparmio, rialzarono il costo del denaro, resero scarso il capitale circolante e quello di esercizio, infiacchirono ::ancor più la già di per sè non vivace iniziativa privata, rincrudirono mali antichi, ostacolarono la trasformazione dell'attardata agricoltura, l'avvjo del moto commerciale, mantennero in vita il nomadismo della vita pastorale, degradarono il paese. Espressione ed indice del disagio è il fatto che la Basilicata, nei quarantatre anni, dal 1277 al 1329 vide scendere i suoi centri censiti, soggetti alla tassa
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