Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

228 ANTONINOPAGLI.IRO del Padre (cfr. LEBRETON, Histoire du dogme d<; la Tri11ité, II, 1928, p. 618 e ss.). La formula del Prefazio, che introduce· gli Angeli a celebrare le lodi del Signore, è nello stesso solco ideale e formale della dossologia di san Paolo e dei più antichi padri: la lode, l'adorazione, la riverenza arrivano al Padre « attraverso» il Figlio <• 1>. Lo formule liturgiche, si sa, vivono di una loro vita, quasi segni autonomi, e, quel che più conta non è lo stretto significato letterale, ma quello che nel segno si sente e si riconosce. Importante è, quindi, in questo caso, chiarire la maniera con cui il Santo intese la formula dr] Prefazio, poichè da ciò dipende il significato della formula del Cantico. A noi pare che questa ricalchi fedelmente anche nel lato co0ncettuale la formula del Prefazio e delle antiche dossologie: la lode deve arrivare al ·signore « attraverso» le sue creature, cioè, la lode rivolta alle sue creature è lode del Signore. Si tratta manifestamente di 11nuso di per che non s'incasella nelle comuni categorie di luogo, agente, strumento, causa: la eccezionalità grammaticale di esso è dovuta al fatto che vi vengono a conAuire una nozione localistica, quella della medianità, e una nozione logica, quella dell'oggetto: infatti il per in questo caso determina l'oggetto immediato di un'azione diretta ad altro oggetto c,s>. L'aderenza della formula francescana alla formula del Prefazio trova conferma nella formula del secondo versetto: laudato sie, mi Signore cum tucte le tue creature, che contiene una precisa proposizione del tema. Si potrebbe pensare che il Santo, avvertito nel per del Prefazio quel tanto di strumentalità che vi può inerire per la nozione di medianità che vi è racchiusa, ne abbia attualizzato e avvicinato alla sua coscienza linguistica il recondito valore liturgico, rendendolo con cum, preposizione dello strumento. Ma contro quest'ipotesi sta'i1 fatto che per con valore strumentale era vitalissimo ai tempi del Santo, e perciò egli avrebbe potuto usarlo anche qui; e che, comunque, una volta usato cum nella lassa introduttiva, non vi sarebbe stato motivo per non usarlo nelle altre. ( 17) L'esame :t cui. d:tl punto di vista '-tili~tico. il ~ORDIS, Agnostos Theos, 1913, 1\nh. IV, p. 3-17 es., ha sottoposto l':in:1log:tdossologia paolina, Rom. 11.36 « cx ipso et per ipsum et in ip~o sunt omnia », ha mostrato che il ~vi è legittimamente congiunto ~on il genitivo e non con l'ac• cusati\'o, nonost:mtc qualche incertezza della tradizione in Cor. I. 8.6. Quindi il per della ,•ulgata non può essere inteso se non come locale (o strumentale) e mai causale. \'ogliamo aggiungere che a favore di un si~nificato locale parl:t la stretta connessione di ttti -per nella formub con altre preposizioni fondamentalmente locali (i; e atç: nel testo grl-co. et e in nc,la \"ulg.11:1). ( 18) O:uo il si~nificato , tecnico,. che per deriva dalla formula liturgica. è superfluo cercare il conforto di u\i :rn:iloghinclb lingu:1 comune. Tunavi::i, la categoria dell'oggetto mcdi:ino espresso con per comprende c:isi che arbitrariamente :.ono compresi in altre c3tcgoric. .\nche di questo (cfr. p. 220, n. 4) mi ri,;,cn·o Ji tr:mare in altr:t ~le.

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