Quaderni di Roma - anno I - n. 3 - maggio 1947

214 HUBERT )EIJIN se non avesse conL1uistato 1 lettori e gli a~coltatori con il suo entusiasmo per la nazione e per l'impero. Il liberalismo del Macaulay, del Guizot e del Thiers aveva super~_to il pallore del pensiero grazie all'attività politica di questi uomini di stato. Cesare Balbo e gli altri storici del Risorgimento \erano entusiasti della grande idea della unità d'Italia; come gli storici !'tedeschi dell'epoca bismarckiana, pur essendo unilaterali, scrissero cieli<" opere vive, prammatiche. La distanza storica che ci separa da loro è infinitamente più lunga di quella che separava i liberali della assemblea costituente di Francoforte del r848 dagli ambasciatori in parrucca e codino della dieta di Ratisbona. 11mondo dei nostri padri e dei nostri avi, il mondo del 1914 è più diverso dal nostro che non era il mondo dell'Ancien Régime da quello della ri\'0zione del Luglio .. 11 secolo XIX era permeato dalle idee del liberalismo politico ed economico, dello stato nazionale; l'Europa era indiscutibilmente il centro del mondo. Oggi il collettivismo e la· organizzazione superriazionale dei popoli sono all'ordine del giorno, e l'Europa è divenuta oggetto dell'elemosina americana. Allora si credeva ancora ad un progresso infinito della civiltà, oggi si fa strada un senso di decadenza europea, quale il mondo occidentale non aveva conosciuto sin dal crollo della civiltà classica. Le masse che si muovevano ai tempi della cosiddetta migrazione dei popoli, erano di gran lunga inferiori a quelle che ora, sradicate in pochi anni dai propri paesi, girano per il mondo o sono rinchiuse in campi di profughi. Questi sconvolgimenti di cui siamo testimoni, mutano necessariamente la nostra visione del passato; linee di sviluppo che prima sembravano interrotte o prive di ogni importanza, ora acquistano un significato del tutto nuovo. Di sera gli oggetti allungano le loro ombre. Quando verso il 1900 Carlo Lamprecht si presentò con la sua concezione collettivistica della storia che si .i:icollegava al Comte e al Taine, egli incontrò la più viva opposizione da parte dei più rinomati storici tedeschi. F.duard~Meyer, Giorgio von Below, Enrico Finke e molti altri criticarono la sua teoria dei gradini' storici e cercarono di giustificare la storiografia politica e individualistica. Noi abbiamo constatato, non solo come testimoni, ma anche come vittime, in che modo « gli uomini fanno la storia,,. Noi vediamo il problema della massa sotto un altro aspetto che n-◊n la passata generazione, e il materialismo storico che essa, aimeno per quanto riguardava la storiografia, prendeva appena sul serio, per noi è un prohlema altamente attuale, non riservato unicamente ai congressi filosofici. Dopo la fine della prima guerra modiale Oswald Spengler, in base alla sua concezione morfologica della storia universaie, derivata dall'analogia con la natura organica, predisse il tramonto dell'occidente. Gli specialisti si :1ffrettarono a indicargli evidenti inesattezze e malintesi; tanto i

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==