Quaderni di Roma - anno I - n. 2 - marzo 1947

180 RECENSIONI è simbolo della ~tcss::i cupidi~i~l r:iftigur:ita nella lupa, nei diavoli e in Gcrionc; ossia di quclb culpt1 uelus ... que plemmque supinatur 111cdluber et uertitur in se ipsam (Ep. V, 18), non altrimenti eia! liorcntino spirito bizzarro che 1c in se mcdcsmo si volgca co· denti ►1, degno rapprcscnt:inte dc' suoi cinadini, i quali mira cupidine obccrnti (Ep. VI, 12), si erano messi contro l'imperatore. Solo dopo :1ssistito ai dràmma che si svolge 1_1ella"picciola valica,, del~'amipurgatorio, Dante fUÒ finalmente aver pace e dormire. E:. sicuro ormai che il consiglio divino non è mutato, e il ~ondo sarà liberato con lo stesso processo seguito nel redimerlo dalla colpa di Adamo. Quelle anime ficcano gli occhi verso I 'oriente, di dove l'aspettato verrà, e Maria manda i suoi messi ad accertarle che il ministro dcila pietà e quello della giustizia corneranno a guidare gli uomini alle due felicità per cui son n::ui. Invero verso l'alba, quando b mente nostra « a le sue vision quasi è divina>>, Lucia sotto forma di aquila viene. prende D:111teche dorme ndk sue br:tccia e J·agcvob <( pc.:r la su:t via ,., rendendogli un servizio che sembra da nulla, ma in realtà può rcn<lcrio solo lei. come nemica dcli.I lupa, che viceversa, 1< non lascia altrui passar per Ja sua via ». I poeti entrano nel vero purgatorio, salgono :.Ila prima cornice, e sulla ripa u nel marmo stesso ». come qudie che fanno parte di un unico disegno, ammirano tre scuhurc, in cui Dante, chi sa con c.1u:il profonda commozione, contempla la sanzione eterna del suo sogno: rannunzio della liberazione; il rit0rno dcll':1rc:1 santa a Gerusalemme, in cui legge l'immanc:1bile ritorno della sede pontificia ;i Roma; e l'imperatore che rende giustizia :ula vedovella. Dall'incontro dc' due viatori dell'oltremondo con Sordello fino agli intagli scolpiti nella ripa e a quelli sul pavimento del primo cerchio del Purgatorio, il poeta crea tutta un:1 :)aera r:ippresentazionc, in cui abbi:imo un secondo svolgimento della profezia del Veltro. Potrei continuare con ii terzo, che s'incontra nella cornice dell'accidia e si ricollega a quello che è abbozzato nell'episodio di Casella, e con gJi altri che l:l fantasia inesauribile del poeta non ::.i stàne:1 mai d'intessere intorno alla sua eroica speranza; ma c1uanto si è accennato, sia pure di volo. basta a persuadere gli studiosi cli buona volontà che Dante 110;1 i:. oscuro, come si dice, C che le sue allcJ!orie sono spiegabHissimc. M.t il r..tomigliano, accingendosi ~• commentare I 'Jnferno, dirci che per prima cosa ha preso e n:icgato neg!i $C:1ffali più :ilti della sua libreria i volumi che tratt:mo di tal argomento, se pure si i:: curato m:ii di vederne uno. Ogni qualvolta gli è occorso, per qu:ilche nota storie~ o linguisuca, :,nà consultato od l'uno ora l'altro dei pochi commenti, elci qu:1ii fa stima, e poi ossequente al wns1gho di Francesco De Sanctis di applicare ai poeti il detto del Vangelo: corripe cum inter re cr ipsum solum, si è messo al lavoro per conto suo. E in ~n certo senso ha fatto benissimo. Si è scelta la pane migliore, ma anche la più difficile, e ci ha dato un commento quale si poteva :1spct~ tare da un critico di gusto delicato e sicuro. Quaic'he~lta avrebbe potuto citare il lavoro del nostro Vittorio Rossi. sul quale, ~e non m'inganno, ha gìttato spesso lo sguardo, e non inutilmente. Sicchè il suo, divcnt:1 quasi sup<:rAuo il notarlo, è un comment0 estetico, esclusivamente estetico. Dove la poesia tace. c~li passa oltre limitandosi a parafrasa1e, talora distrattamente, i luoghi oscuri. Riehie. deva così il proposito con cui ha :!ffrontat:i. la sua fatica. Non sarà in tutto vero che noi conosciamo meglio t( i dati di fotto e ìa dottrina cle-ila Commedia che la poesia ,1 i ma questo non diminuisce !'importanza e la no,•ità del ~uo commento. Negli altri le chiose miranti a rivelare le bellezze dc.:I poema s"incontr:ino qua e là, e non sempre dove più sarebbe opportuno; nel suo sono, si può dire, continue. Appaga sempre? Suebbe un pretender troppo. Talora mi p:ir che carichi le tinte, come quando della costc1lazione dei Pesci, che(< guizzan su per l'orizzonta» (In/. XI, 113), scrive: ,, Fa un efft:110 meraviglioso questo brillare, in soh fantasia, de-I ciclo stellato sopra la volta impenetrabile dell'inferno, questa designazione dell'ora (le 3 dopo mezzanotte) in un mondo senza tempo». Giustissima Ja nota che « ncib delicatezza. con cui è adombr:i.ta una situazione così difficile >1, qual'è quella cli ser Brunetto, c'è gran poesia; m:i. il dire che <( c·è non meno poesia che nel tanto più celebrato episodio <li Francesc:i. )1, forse è eccessivo e un poco contrasta con l'ultima sua illustrazione all'episodio dc' <lue cognati: << Quest'ombra (di Paolo) che piange in silenzio e commove come non commove Fran• cesc:i. con le sue parole, questo sommesso accompagnamento del canto di Francesca, è uno dei tratti di più alta pocsi::t della Commedia 11. B medesimo eccesso mi par di avvertire dove, riassumendo l'effetto dei canti XXI e XXII, conciudc: <( in complesso la commedia di questi due canti va via

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