166 FRANCESCO GABRIELI simo e Orientalismo», e l'altro più specifico su « la Gnosi e le sette musulmane sciite». In queste pagine può dirsi che Michelangelo Guidi abbia condensato tutte le idee a lui care: il valore degli studi orientali entro una visione sostanzialmente umanistica della vita (ma respingendo, in nome proprio delle « aspirazioni d'ordine religioso e mistico» insite nell'animo umano, l'esclusivismo ellenocentrico dello Jaeger), la caratteristica araba del messaggio di Maometto e del primo Islàm, e infine le sopravvivenze della gnosi orientale in tutta una serie di piccole comunità eterodosse dell'Asia Anteriore (Ahi-i haqq, Ali Ilahi, Yazidi, Bektashi, ecc.), dispersi isolotti quasi sommersi dal trionfo dell'Islàm ortodosso, scesi spesso a un infimo livello religioso e culturale, ma che l'anima religiosa di Guidi scrutava « non solo con curiosità ma con rispetto » e dirci con amore, quali tenui faville superstiti di quella gran luce di pensiero e di emotività religiosa, quasi sintesi di razionalismo ellenico e di misticismo orientale, che quindici secoli fa corse il bacino del Mediterraneo e tutta l'Asia Anteriore. Ovunque, nella scia intellettualistica di questa luce o anche fuori di essa, come nel rozzo e semplice ambiente intellettuale dei Kharigiti o Puritani dell'antico Islàm, ovunque dico affiorasse un palpito di genuina vita religiosa, l'occhio del Guidi vi si affissava scrutatore, e il suo animo si apriva a una indagine e a una interpretazione congeniale. Così fu per i poveri montanari Yazidi di Mesopotamia, che egli, in contrasto con altre interpretazioni iranizzanti, dichiarò e a mia impressione dimostrò epigoni di un movimento estremistico musulmano d'origine opposta ma di carattere sostanzialmente affine al legittimismo sciita che è alla base di altre sette; così per i Kharigiti, di cui nell'ultimo dei suoi lavori speciali discusse le origini, e illustrò la terminologia alla luce del Corano, l'eterna fonte e chiave di quasi tutti i movimenti di pensiero e d'azione stessa nei primi secoli dell'Islamismo. Altre indagini di questo genere prediletto egli vagheggiava, anche nell'ansiosa e dolorosa inazione a cui per l'ultimo anno lo vedemmo costretto: « debbo fare il lavoro sui Mutaziliti », gli udii ancora ripetere nell'ultima mia visita a lui, una settimana prima della sua fine. Ma la grande occupazione e preoccupazione dei suoi ultimi anni, di cui tutti lo abbiam sentito parlare, e qualcuno ha veduto in gestazione i primi frutti, è quell'opera d'insieme sulla Storia culturale degli Arabi, cui aveva consacrato con gioia e forse anche con qualche trepidazione le sue più mature energie. Lavoro di grande impegno scientifico e stilistico, destinato a una collana d'alta sintesi culturale, in cui il nostro amico dovè vedere in via di realizzazione quella che era stata forse una delle segrete aspirazioni e dei crucci della sua vita: lasciare un'opera di largo respiro, che desse intera la misura
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