Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

NOTE 1)1 CRONACA religiosità che era nel fondo di Serra (così diversa da quella <li Péguy), permane e si fa tanto più evidente la delusione, la coscienza cioè d'una società civile, oltre che letteraria, che risqhia di mancare a se stessa, di tradire il suo destino. f::. il pun10 d'arrivo della storia di Serra, del suo scetticismo, che era amore della vita perennemente ingannato e risolto solo sulle pagine della poesia. Come tutta la sua generazione, Serra finisce alle soglie della guerra -- molti morirono con lui, gli altri hanno p<>i n gran parte taciuto - : non con amore, con la disperazione di un destino non compiuto. " " " In seguito alb fortuna che incontrò l':·inno scorso 1a r:1pprcscntazione dell'atto sartriano Huis-c/os e :1I molto parlare che se ne fa, o meglio se ne è fotto non solt:1nto i'l ltafo1, l'inverno prossimo b compagnia Morelli-Stoppa - regist~1 L. Visconu - metterà m scena per b prima volta da noi Les mouches di Sartre (pubblicato già da Saivini ncl,a rivista «Teatro») e Male11te11du <li Camus. Una segreta clitf:dc:n✓.a ci sorprende dinanzi al fenomeno Sartre: che il suo teatro rimanga, come linguaggio scenico, ai risultati di Pirandello e degli espressionisti, incapace di uscire dalla geom~tria, dall'angoscia di certe combinazioni. Il freddo vento che spira nelle leggende deìla sua filosofia produce una temperatura alla quale gli uomini non respirano più e come ombre passano sulla scena i suoi personaggi disperati. Forse il Sartre p'iù vero è da ricercare in alcuni racconti di Le A1ur ((( La chambre ))' l'« Enfance d'un chef»), in cui l'intensità della narr:izionc regge situazioni che portate sulla scena r.ella loro natura meccanica risultano emblematiche. Si veda la larga scelta <li poeti spagnoli contemPoranei pubblicata in Poesia, V (Mondadori, pp. 100-175): da Antonio Machado (è annunciata presso « Il Balcone» di Milano un'antologia, col testo a fronte, delle sue poesie a cura di Oreste Macrì) a J. Ramon Jiménez, a Lorca, a Gerardo Diego, a M. Altolaguirre. È un panorama dell'ultima produzione Poetica della Spagna (particolarmente notevoli i testi tradotti da V. Bodini), che, iniziata da Rubén Dario, procede parallelamente alle più consumate esperienze europee. Se si dovessero indicare dei limiti, si potrebbe chiudere il suo processotra b lezione di Verlaine e le ricerchesurrealiste (I'.◄ ultraismo >1 parisien di Ramon Jiménez); sebbene, in questa liberazione dal freddo manierismo dcll'On.::- cento, essa Porti ancora, come un segno di nascita, la nobile impronta di Gongora. La sua novità risiede nella musica interiore d'un linguaggio pausato, che vive della immagine rarefatta, compiuta in sè. f.1oesia senza storia, in cui la notazione paesistica e sentimentale nasce come emozione, come brivido poetico. In Jiméncz una simile evasione è totale, alla ricerca di un'essenzialità Poetica fra le più valéryane. Un'ambizione altrettanto aristocratica lega Lorca, Diego, Alberti a. un linguaggio immediato, Popolaresco (il Romancero), che compone in quadri sfolgoranti una realtà ora ossessionata (Lorca), ora astrale (« Tres recuerdos del cielo» di R. Alberti: il trascendentalismo è il carattere predominante di questa Poesia). Una tecnica quanto mai precisa, senza peso, che reca già in sè la sua condanna cd è venuta esasperandosi nell'intellettualismo dei più giovani. La nota di Azorìn (1943, ivi, pag. 175) per quanto laterale e in certo senso ovvi;1, ne precisa le cagioni e i pericoli. N1ccoLÒ CALLO

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