Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

228 sinistra, soltanto lo stesso Pci può rimuovere. Lo ripeto: non si tratta di sapere se quelle perplessità e quei pregiudizi hanno un fondamento di verità o no; si tratta solo di prenderne atto, per concludere che lascommessa dell'alternativa comporta la necessità da parte della sinistra di rimuoverli dalla testa degli elettori «marginali» (nel senso di «decisivi» per l'assegnazione della vittoria). Uncompito, questo, che spetta certamente anche al Psi, in quanto partito in grado di accreditare una diversa immagine complessiva della sinistra; ma che spetta soprattutto al Pci, in quanto tuttora oggetto «privilegiato» di quelle percezioni elettorali di segno negativo. (Posso indicare un esempio del modo in cui tale compito potrebbe esseresvolto con successo? Lo traggo dai giornali di domenica 29 gennaio. Dice Giuseppe D'Alema, responsabile della sezione finanziaria del Pci: «lo pensoche per l'Irpef bisognerebbe dichiarare una sorta di stato di crisi. Se l'evasione raggiunge, infatti, livelli spaventosi non è solo perché i l paese è pieno di nemici dello Stato, ma anche perché l'Irpef è oggi troppo pesante e i contribuenti che possono reagisconocon una forma di protesta». Interruzione dell'intervistatore: Lei così giustifica l'evasione. Risposta: «No, la constato. Dico semplicemente che l'Irpef è oggi un'imposta iniqua che colpisce e penalizza con aliquote altissime coloro, operai, professionisti o manager chesiano, che producono reddito. Non è più un'imposta che grava su tutti i redditi, ma solo su alcuni. Si viola così i l principio della generalità della tassazione». Ecco: questo significa ragionare — a mio modo di vedere — da partito «di governo» e non più di eterna opposizione). 3b-3c. Unisco qui le considerazioni relative ai due quesiti sul sistemaelettorale «più razionale» all'ipotesi dell'alternativa e sulle eventuali controindicazioni contenute in esso. Già in altra occasione hoavuto modo di sostenere che non è soverchiamente difficile individuare un sistema elettorale del genere. Semmai i l problema sorge proprio quando si cerchi un sistema in grado di minimizzare le inevitabili controindicazioni implicite in qualsiasi correzione in sensomaggioritario dell'attuale legislazione elettorale italiana. Penso, ovviamente, al costo (tutt'altro che trascurabile) di togliere voce parlamentare a una cospicua costellazione di formazioni politiche minori (di destra, di centro, di sinistra). Al fine di minimizzare tali costi, occorrerebbe — a mio avviso — pensare a una riforma elettorale accompagnata da altre innovazioni costituzionali. Più in dettaglio, penso a un complesso organico di innovazioni che potremmo sintetizzare così. Biblioteca Gino Bianco

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