226 molti amici l ib-lab e (come si usa ormai dire in gergo) com-lib. Di - penderà, ovviamente, da ciò che gli uni e gli altri sapranno propormi, perché — in fin dei conti — è proprio qui i l nodo centrale (e la logicastessa) di qualsiasi disegno fondato sull'ipotesi dell'alternativa. Ed quindi proprio questo i l punto da chiarire in massimo grado. Nella introduzione di Salvati e Stame è detto, del resto, in modo molto chiaro e condivisibile: per fondare un'ipotesi d i alternativa «la posta in gioco... sono i ceti medi»; l'esito non è per nulla scontato e «la battaglia per la conquista del ceto medio è del tutto aperta»; i n più, se «vuole avere chances di sopravvivenza nel lungo periodo, la sinistra deve trasformarsi in un movimento politico di tutto il lavoro dipendente, e non dei soli operai». Salvo un punto, credo di concordare pienamente. I l punto sta nell'aggettivo «dipendente»; perché mai limitare la via della provvidenza.., in base a un parametro del genere? Confesso di non vederne le ragioni (valide), se non comeconcessione a una visione della politica ancora carica d i rigidi condizionamenti economico-sociali, che come politologo stento assai acondividere (per i l semplice motivo che stento assai a trovare confermati nelle analisi empiriche). Ma questo è secondario. Ciò che più conta, ai fini del nostro interrogativo di partenza, è i l riconoscimento che la sinistra pub oggi proporre un'alternativa politica al la guida del paese e, per farlo concretamente, deve saper conquistare una parte rilevante dei ceti medi. Ecco, allora, le ragioni del mio auspicio. Perché, se la sinistra deciderà d i adottare effettivamente una simile strategia (inevitabilmente centripeta) di conquista-persuasione dei ceti medi, credo finirà col rendere anche un servizio di valore inestimabile allo sviluppo della democrazia italiana. Ometto i particolari, ma i l glee° è noto: perché una simile strategia fornirebbe un contributo pressoché decisivo aquella «unificazione politica» del paese che, al d i l à delle nostre stesse aspirazioni, non si è finora realizzata nella misura adeguata allo scopo (che resta quello del buon funzionamento delle istituzioni democratiche, considerate nel loro complesso e nei loro risultati d i interesse collettivo). Certo, come politologo mi rendo ben conto della possibilità che i l formarsi di due blocchi alternativi possa dar luogo ad un effetto esattamente contrario a quello qui auspicato: e, cioè, a uno «spaccamento» totale del paese. Ma è un'ipotesi della quale mi sembra non meriti nemmeno parlare, all'interno del lo schema Salvati e Stame. Per la evidente ragione che se la sinistra (o la destra) dovesse dar vita ad un'alternativa di tal genere, non si creerebbero certo le condizioni per una competizione ad esito incerto, ma solo quelle per una drastica sconfitta e — dall'altro canto — per una Biblioteca Gino Bianco
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