genuità, perché questa distinzione non attiene alla tipologia e natura delle attività, ma solo al grado con i l quale gli uomini sono capaci di modellizzarle e di riprodurle. Nemmeno l'attività che sembrava sfuggire per definizione alla meccanizzazione, quella riproduttiva, di generazione della vita, sembra sfuggire ai tentativi di comprenderla edi riprodurla, e niente impedisce di pensare che una volta compresaperfettamente essa non possa essere riprodotta da macchine. Non esiste quindi un limite teorico alla possibilità di modellizzare e riprodurre attività umane, ma non esiste nemmeno un limite teorico alla necessità di creare continuamente altre attività umane, non fosse altro quelle necessarie alla modellizzazione di quelle che si vogliono riprodurre e automatizzare. Sostenere, come sostiene Schaff, che questomeccanismo è diverso da quello della precedente rivoluzione industriale, perché riguarda la produzione di beni intellettuali e non materiali, è ingenuo perché presuppone, del tutto contraddittoriamente, che le attività intellettuali e la produzione dei relativi beni sia di per sé finita, quando invece, semmai, proprio la produzione di beni nonmateriali dovrebbe incontrare assai meno limiti di quella dei beni materiali, non essendo legata al reperimento ed esaurimento delle risorse fisiche. Perciò i l lavoro come «mezzo per soddisfare i bisogni umani» non finisce con l'automazione, per la semplice ragione che sia la definizione dei bisogni da soddisfare in modo organizzato, sia i l rapporto tra questa soddisfazione e l'erogazione di lavoro sono il contenuto specifico di ogni formazione sociale. Non è cioè definibile a priori e una volta per tutte sulla base del loro contenuto i l confine tra attività (disinteressata) e lavoro (finalizzato alla soddisfazione dei bisogni), una volta che sia stato superato lo stadio della attività finalizzata ad assicurare la sopravvivenza. Suonare i l violino, coltivare l'orto, modellare la ceramica sono sia attività disinteressate sia lavori chepossonoessere organizzati per il soddisfacimento di certi bisogni sociali. La discriminante, quindi, non è nel contenuto del lavoro. Veniamo alle altre due finalità. Soddisfare le proprie esigenze di creatività e di realizzazione è esattamente quello che si chiama il superamento dell'alienazione e giustamente Schaff lo pone come un contenuto della sua utopia. Ma di nuovo, lega questo risultato troppo meccanicamente alla trasformazione del contenuto del lavoro, e troppopoco al modo e al contesto con il quale potrebbe essere svolto. Si continua a sostenere che l'automazione elimina i lavori dequalificati eripetitivi. Lo si diceva anche a proposito dell'informatica, guardando ad una serie di lavori (la contabilità a mano, la trascrizione di informazioni, la elaborazione di calcoli laboriosi e statistiche) che essa Biblioteca Gino Bianco
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