tiva combinata con una attività di istruttore in settori socialmente utili. 11 terzo stadio del lavoro dovrebbe essere costituito dall'«occupazione» (e qui Schaff non entra in ulteriori dettagli e pour cause!) «nel caso che la persona possegga i giusti requisiti» oppure, nel caso che questa persona non assuma un impiego permanente, nella prosecuzione degli studi in campi liberamente scelti. Questa soluzione ovvierebbe, secondo lo studioso polacco, ai due principali problemi creati dall'automazione: f i ne i n modo radicale esocialmente ut i le a l problema della disoccupazione strutturale e creare l 'uomo universale dell'antico ideale umanistico, quell'«homo studens» che potrebbe sostituirsi all'«homo laborans» senza perdere le caratteristiche di «homo ludens». Simile a quella di Schaff è la posizione di Gorz che ipotizza la fine del lavoro salariato a causa dell'automazione. 1 dat i che Gorz riporta come risultati di indagini empiriche o come previsioni attendibili, e che indicano la possibile, anzi probabile distruzione di numerosi posti d i lavoro operaio, non rendono più attendibile la sua estrapolazione, perché appunto di estrapolazione arbitraria si tratta. Infatti, identificare i l lavoro nel solo lavoro operaio è una semplificazione inaccettabile, così come identificare i l lavoro salariato con i l lavoro operaio. 11 cosiddetto terziario avanzato non si regge infatti anch'esso su una mole enorme di lavoro salariato? Gorz cade quindi nell'equivoco d i collegare meccanicamente cambiamenti nei contenuti concreti del lavoro, tempo di lavoro tecnicamente necessario, e rapporti di produzione, che non discendono così meccanicamente dalle mansioni. A ben vedere, quello che Gorz eSchaff presentano è non solo un'utopia, come essi stessi riconoscono, ma è precisamente e per Gorz consapevolmente l'utopia della so• cietà comunista. Vi si ritrovano infatti tutt i gl i elementi del comunismo utopico. Che cos'è infatti se non la società comunista utopica, quella nella quale i l lavoro diventa attività socialmente utile e nello stesso tempo rispondente ai propri desideri e interessi; una società nella quale gl i uomini alternano lavoro socialmente utile con studio earricchimento alla propria personalità, oltre, naturalmente a una dose sufficiente di tempo libero? non è forse la società comunista preconizzata anche dalla Quarta Internazionale, quella nella quale l e macchine libereranno l'uomo dai bisogni materiali? Si sente quindi nell'utopia di Schaff e in quella di Gorz un anelito appassionato alla costruzione di una società nella quale i l lavoro non abbia più i caratteri che ha attualmente, cioè lo sfruttamento e l'alienazione. Come tutte le utopie, ben vengano. Ma forse c i si aspetterebbe da studiosi di economia, che per giunta si richiamano al Biblioteca Gino Bianco
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