214 cheprecedenti, lavoro intellettuale e non solo lavoro manuale. Poiché la parola microelettronica sostituisce anche lavoro intellettuale, questo significa la fine del lavoro; tutto il lavoro verrà svolto dallemacchine e quindi per l'uomo non ci sarà più lavoro. Da ciò vengonodedotte conseguenze gravi di carattere economico e sociale, oppure, simmetricamente, speranze e previsioni di liberazione dell'uomodalla maledizione biblica del lavoro. Poichénon vi sarà più lavoro manuale, non vi è più produzione di beni fisici, ma prevalentemente di informazione e di servizi ad essaconnessi. Questo significa la fine délia società industriale, che era fondata sulla produzione di beni fisici, e la nascita della società postindustriale, fondata su piccole unità produttive e sulla produzione di servizi. Poiché l'automazione opera in gran parte attraverso «sistemi», a sua volta impone nell'organizzazione del lavoro l'adozione di forme non tayloristiche. Ciò rappresenta, come tendenza, la fine del taylorismo, organizzazione del lavoro tipica della società industriale. Fine della produzione di beni fisici, fine del taylorismo, emergenza di nuovi strati di tecnici come strati portanti della produzione, fine della classe operaia: tutto questo prefigurerebbe il superamento del capitalismo. Se ne deduce che la rivoluzione microelettronica una vera rivoluzione, anzi forse la sola vera rivoluzione del nostro secolo. 1 paradigma di lettura della rivoluzione microelettronica che abbiamo prima esposto, e che porta a conclusioni non sempre verificabili nei fatti, si fonda su di una serie di «corti circuiti logici» che vanno, come si è visto, dalla riduzione del lavoro manuale alla scomparsa della classe operaia, dalla espansione dell'attività dei servizi alla fine della società industriale. Si tratta, più che di sillogismi, di alcuni corti circuiti concettuali, che saltano una serie di importanti passaggi,assumendo relazioni causa-effetto tutte da dimostrare. Il più grave equivoco, in questo tipo di analisi, è quello consistente nel confondere tra loro tre livelli di analisi, che devono rimanere distinti, precisamente quelli: del contenuto effettivo del lavoro della organizzazione del lavoro dei rapporti sociali di produzione. I tre livelli hanno delle interrelazioni tra di loro, e proprio nell'indagare su queste sta la difficoltà e la sfida di una analisi rigorosa. Aquesto equivoco si sovrappone un altro errore metodologico, che è quello di far discendere i tre livelli l'uno dall'altro in successioBiblioteca Gino Bianco
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