Ugo Ojetti - L'Italia e la civiltà tedesca

- 22 - Prima la teoria, poi l'arte. Certo questo gigantesco sforzo di Goethe, per fare con atto di deliberata volontà individuale in pochi anni quello che in quattro o cinque secoli il suo popolo non av.eva potuto fare, porta in sè qualcosa che contrasta alla tranquiila e pacata anima classica. E Goethe soltanto riusci a compierlo sorridendo, e non ebbe nè imitatori nè seguaci per la buona ragione che nessuno potè ripetere qu.ello sforzo senza rivelare .l'ostinazion~ esagerata, fastidiosa e professorale di quel proposito, - che nessuno potè rista!i)ilire l'armonia fra quel che era prima e quel che tentava d'essere dopo, tra il tedesco e il latino, tra il medi!!VOe il Rinascimento. Prima e dopo Goethe tutti quei tentativi o restarono sterili o durarono poco. Peggio : creare prima !a teoria e poi la pratica come fece Wipckelmann per tutte le arti, come fece Lessing pel teatro, come fecero per la pittura in pieno ottocento i Puristi o Nazareni tedeschi (gli scarponi, come li chiamavano a Roma) proponendo la metodica imitazione dei predecessori di Raffaello per riuscire a dipingere come Raffaello, fu il malanno più grave di quasi tutta la critica e l'arte tedesca da allora, la prima causa della sua oscurità presuntuosa, delle sue lungaggini intollerabili. E sembrano giustificate le dure parole di Ippolito Taine : « V'è un controsenso continuo e troppo ridicolo nella storia di tutta questa letteratura : fabbricare un'arte per mezzo d'un'estetica preconcttta ». B·blioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==