Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

- 7 - I I. A. S. E. IL COMMENDATORE EMILIO VISCONTI-VENOSTA MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REGNO o'JTALIA Eccellenza! Nessuno in questo momento sa meglio di V. E. quale periodo difficile attraversi la questione dei Confini d'Italia fra il vario cozzo degli interessi europei. Non nuovo nella lotta nella quale anzi avete colto altri allori, oggi sono rivolti sopra di Voi, più che mai attenti, gli sguardi• della Nazione. Essa è fidente nel senno e nella lealtà vostra e dei vostri colleghi, presieduti da tale la cui proverbiale fermezza è di lietissimo augurio all'Italia. (1) Nullostante il paese non è senza trepidazione, perchè se badiamo alla storia, la diplomazia troppe volte si è lasciata sedurre dal desiderio di conservare il vecchio. Essa tardi s'induce a far ragione all'inevitabile svolgimento e progresso delle idee e dei fatti. Spesso ha creduto di assicurare paci e non ha concluso che tregue, dopo le quali, più presto che non lo s'immaginasse, scoppiarono di nuovo e più che mai accanite le guerre alle quali aveva preteso impor fine anzi tempo. Noi vi scongiuriamo, Eccellenza, a fare in modo che ciò nel presente caso non si rinnovi. Nativi di Trieste e dell'Istria, provincie per ogni rispetto italiane, ma non ancora confessate tali da tutta la diplomazia, noi trepidiamo al pensiero d'una pace prematura, e trepidiamo non solo come Istriani, ma come Italiani; chè la doppia qualità ne costituisce in noi una (l) Il berone Bettino Ricasoli. Biblioteca G ro Bianco

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