Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

- 12 - diverse, prnnte a distruggersi tra di loro, ben hanno dovuto ricredersi. Tale sarà, non è a dubitarsi, dell'Istria. Essa è paese italiano; chi tenta dividere le sue popolazioni fa opera peggio che vana; e nessuno osi dire che alla concordia di sentimenti e di volontà abbiano fatto o facciano eccezione Trieste o Gorizia. Le rivalità di Trieste e Venezia son cose viete, da mettersi a fascio con quelle di Firenze e Pisa, di Venezia e Genova, e di cento altre italiane città. Qualche fatto dell'antica aristocrazia Goriziana che or più non esiste, o di mercatanti senza patria attendati temporaneamente a Trieste, non potrebbe aver peso nei destini del paese. II paese tutto è italiano da antico e fu sempre riconosciuto per tale : si ricerchino le storie, ma le storie sincere. Già nel terzo decennio del secolo XVII contro le finzioni dell'arciduca Ferdinando II si levarono concordi la corte di Roma, i capitoli della Germania e l'ordine di Malta a proclamare i Goriziani di nazione italiana. E nel secolo XVIII gl'Imperatori Carlo VI, Giuseppe II e Leopoldo II, dopo iterati e pertinaci tentativi dovettero smettere affatto l'idea di introdurre l'uso della lingua tedesca nei paesi italiani di confine, cioè a Gorizia, Gradisca e Trieste. Così nell'ordinanza imperiale 21 dicembre 1732 e nei decreti aulici 26 marzo 1787 e 29 aprile 1790. Generale-Ministro I La fortuna d'Italia vi creò una posizione nella quale potete rendervi benemerito del1'Europa. Voi sedete oggi, in Parigi stessa, al posto dell'immortale Cavour. Seguitene il grande esempio; osate!· Dite dunque che la Venezia vera non s'arresta là dove hanno posto il confine amministrativo del Regno lombardo-veneto, ma si stende all'Alpi ed all'Adriatico e per togliere finalmente ogni dubbio, a quel seno B~blìotecaGino Bianco

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