Alessandro Lustig - La preparazione e la difesa sanitaria dell'esercito

11, 8 . 18 gennaio 191! PUBBLICAZIOSNEEmMANALE ContoC01TentceonlaPOita ~~.~ L 1 PROBLEMI ITJ\LIJ\NI 1 J ~ ------ ~ Jr 1 . 't..,, LAPREPARAZION '\ l E 1{ ,~ LA DIFESANITARIA ~ f\, 16/ 1 i .. OELL' ESERCITO f r ~ SECONDA ED<ZWNE • i ❖ '\~ d..x ~---- Y.'° [ RAVA & c. EDITORI M MI~l\NO 0. r-::P.J: e ~ ~~, ~~~iHC•JY}-,~~

PROBLEMI ITFiLIFiNI II I. Prof. lì. LUSTIG SENATORE DEL REGNO LAPREPARAZIONE E LADIFESASANITARIA DELL'ESERCITO · SECONDA EDIZIONE 12 MILf'iNO ' RflVfl & C. - EDITOR.I 1915 8 bltoteça Gino 81crnco

PROPnIETÀ RISERVATA TIP.LIT.RIE'ALTA·MILANO BibliotecaGinoBianco

)( )( )( )( )( )I( )( )( )( )( )( )i( )!!( )( )( )( )( )( )( )( I. - Considerazionigenerali. La preparazione di un esercito, quale è richiesta dalle gigantesche proporzioni che hanno assunto le guerre attuali, risulta da un complesso di fattori così molteplici e svariati che difficilmente si può, a prima vista, valutarne tutta l'importanza. Il pubblico spesso non considera che alcuni lati della questione, le armi, le munizioni, l'equipaggiamento del soldato, i mezzi di trasporto e di sussistenza, ecc., ecc. i quali costituiscono gli elementi più appariscenti della organizzazione di un esercito belligerante e quelli che al profano sembrano formare le basi fondamentali della sua efficienza. Non vi ha dubbio infatti che sia in buona parte così, ma ciò non è tutto. Vi è un altro fattore di capitale importanz;l, trascurando il quale perde quasi ogni valore l'organizzazione militare più potente per numero di armati e ppr eccellenza di mezzi offensivi e di servizi ausiliari; vogliamo parlare della preparazione e della di/esa sanitaria dell'esercito. Essa ha infatti per oggetto la conservazione in stato di perfetta efficienza del più necessario fra gli strumenti di guerra, cioè del soldato stesso. Non è esagerazione affermare che, nella guerra, la buona preparazione sanitaria è condizione sine qua non della potenza bellica delle truppe combattenti, e quindi elemento essenziale del successo. Questo fattore aumenta poi straordinariamente di importanza oggi che le guerre si combattono non più fra migliaia, ma fra milioni di uomini, e spesso, come per esempio nelle trincee, nelle condizioni igieniche le più sfavorevoli. E' facile immaginarsi quanti infermi vi possono essere fra centinaia di migliaia di uomini che si trovino esposti a vivere ali' aperto, costretti a subire ogni sorta di privazioni e di strapazzi fisici B·blloteca Gino Bianco

-4e morali. Iµ tali condizioni, già pr9~1isponenti all 'insorgere delle malattie comuni ad ogni collettività, facilmente scoppiano le malattie infettive epidemiche, e trovano lè circostanze più favorevoli alla loro diffusione dando da sole, il più forte contributo alla morbilità e mortalità degli eserciti. Contro questo gruppo di malattie appunto deve per tempo dirigersi ogni sforzo del saggio e cosciente organizzatore, perchè esse sono appunto quèlle che la moderna igiene ci insegna a prevenire e ad evitare. Noi siamo ora, sotto tale punto di vista, in assai più fortunate condizioni che non fossero gli eserciti di una volta, quando la medicina era più curativa che preventiva e deboli mezzi aveva da opporre all'infierire del!e epidemie fra le truppe combattenti. Demeriterebbe della fiducia del paese quel governo che non si preoccupasse di applicare all'esercito tutti i mezzi di difesa contro le malattie infettive che la scienza attuale suggerisce e che già da molti Stati stranieri vennero adottati con risultati favorevolissimi. Vedremo infatti che, mentre nelle guerre meno recenti il numero dei morti per malattia superava sempre quello dei morti per ferite, nelle ultime guerre, grazie al perfezionamento dei servizi di profilassi contro le malattie contagiose, il rapporto si è invertito e le perdite per malattia sono rimaste molto al di sotto di quelle per ferite. Nè l'importanza di una buona preparazione sanitaria si riflette solo sull'esercito combattente, chè essa esce dall'ambito dei campi di battaglia per far sentire il suo benefico influsso sulle popolazioni rimaste in patria. La storia insegna che alle grandi guerre quasi sempre hanno fatto seguito le epidemie, perchè gli eserciti tornando in patria, vinti o anche vittoriosi, si traevano spesso dietro una serie di pestilenze, come si diceva una volta, che valevano ad accrescere i danni della sconfitta o tal.ora ad amareggiare i trionfi della vittoria; erano le infezioni diffuse fra le truppe combattenti che si propagavano rapidamente fra la popolazione civile. Ecco dunque un nuovo e importantissimo resultato della preparazione sanitaria in guerra : :èVitare le successive epidemie col loro triste corteo di miserie e di dolori. Un altro compito infine spetta al medico militare : la Biblioteca Gino Bianco

-5cura dei feriti. Questo nelle guerre meno recenti assumeva anzi la massima importanza e prima di ogni altro ha richiamato l'attenzione dei governi e dei popoli. In tutte le gu~rre si è cercato di provvedere alla sicucurezza, all'assistenza e alla cura dei feriti ed, a lato del servizio sanitario militarè, sono sorte istituzioni ausiliarie come ad esempio la Croc~ Rossa, collo scopo di venire ad essi in aiuto. Non vi è dubbio che il trasporto e la cura dei feriti, il seppellimento dei morti, ecc., corrispondono ad una doppia finalità militare e umanitaria ed anche igienica. Con questo, pochi decenni or sono, era esaurito tutto il compito del servizio sanitario di guerra, perchè la scienza non offriva allora - -come offre oggi - mezzi così perfetti per combattere l'altro e più grave nemico, le malattie infettiv9. La difesa sanitaria degli eserciti, frutto della medicina preventiva moderna, è variamente perfezionata presso le diverse nazioni. Noi, dopo averne considerati i molteplici punti di vista ed i resultati che essa ha già portati nelle più recenti guerre, diremo che cosa si sia fatto in questo campo nei paesi stranieri ed anche in Italia. Il lettore nel leggere questo opuscolo pensi che esso è destinato sopratutto ai profani, e non dimentichi che colui che lo compilò con animo spassionato e sereno, ebbe l'unico scopo di trarre ammaestramento da quanto la scienza e l'esperienza c'insegnano per mettere in evidenza quale deve esser l'organizzazione militare sanitaria di un esercito, al quale sono affidati i destini della patria. 11. - Mortalità per malattie e per ferite nelle guerre moderne. E' ormai noto che nelle guerre antiche le perdite di uomini erano causate più dalle malattie che dalle ferite; le malattie infettive, favorite dalle cattive condizioni di ambiente e spesso dalla mancanza dei più elementari BibliotdC2 Gino BlclnCO

-6mezzi d'igiene, trovavano negli eserciti ampio campo di diffusio•ne, nè la medicina sapeva in alcun modo porre efficace ostacolo alla loro propagazione. Solamente nelle guerre moderne il numero delle perdite per malattie si ridusse inferiore a quello dovuto a ferite. Pochi dati numerici basteranno a mostrare in tutta la sua chiarezza l'importanza di questo fenomeno. Molto dimostrative sono· le cifre dei morti per malattie o per ferite in alcune delle principali guerre europee. Nella guerra di Crimea caddero per ferite l' 1,7 per cento dei combattenti, per malattie il 6,4. Nelle campagne napoleoniche dal 1793 al 1815 morirono 5 milioni ·e mezzo d'uomini, e nelle guere dal 1815 al 1865 altri 2 milioni e mezzo; di questi 8 milioni, un milione e mezzo morirono per ferite e sei milioni e mezzo per malattie (Drtistow, Dieudonné). Nella guerra russo-turca ( 1828-29) il rapporto dei morti per malattie rispetto ai morti per ferite fu di 4 a 1 ; nella guerra turco-russa, del 1877-78, tale rapporto fu di 2,5 a 7 per l'esercito del Danubio ·e di 18,8 a 1 per l'esercito del C!iucaso. Nella guerra di Crimea, sopra ricordata, il rappùrto fra malattie e ferite fu per l'esercito inglese di 3, 7 a 1, per quello francese di 3,3 a 1. Nella guerra cino-giapponese ( 1894-5) il rapporto fu di 1,2 a I. Per la prima. volta nella guerra franco-prussiana del '70 le perdite dovute a malattie nell'esercito tedesco non superarono quelle causate dalle armi. Infatti la percentuale dei morti per ferite raggiunse l' 1,6, mentre quella per malattie fu di 0,9. In questa guerra caddero fra i tedeschi 28,278 uomini per ferite e solo 14,904 per malattia : tale meraviglioso resultato fu merito della ottima organizzazione sanitaria tedesca, e tanto più ciò appare straordinario se si pensa che allora - nel 1870 - non si conoscevano altri mezzi di immunizzazione preventiva contro le malattie infettive all'infuori della vaccinazione antivaiolosa. Anche nella guerra russo-giapponese furono maggiori le perdite per ferite che quelle per malattie: nell'esercito russo le prime ammontarono a 28.800 uomini (inoltre 5200 morirono più tardi per ferite), mentre le seconde raggiunsero solo la cifra di 9300; nell'esercito giappo- . nese morirono per ferite sul campo 47.400 uomini e successivamente altri 11.500 (totale 58.900); ed i morti l)er malattia furono invece solo 27 .200. B·blioteca Gino 81dnco

-7Il perfezionamento dell'organizzazione sanitaria si manifesta anche nella diminuzione della mortalità fra i feriti e i malati. Troviamo per esempio che nella guerra di Crimea morirono il 12,2 per cento fra gli ammalati inglesi, e il 16,4 per cento fra i francesi ; nella guerra del 1870-71 fra i tedeschi ne morirono solo il 3 per cento; le stesse cifre per la guerra russo-giapponese furono di 2, 1 per cento per i russi e 8 per cento pér i giapponesi. Se consideriamo la mortalità dei feriti, pos- ,siamo pure constatare gli effetti dei progressi della chi- ,rurgia di guerra. Dei feriti ricoverati nei lazzaretti mo- /irono nella guerra di Crimea il 24 per cento dei francesi; nella guerra franco-prussiana i tedeschi ne perdettero solo I' 11 per cento; e in quella russo-giapponese, i russi 3,2 per cento ed i giapponesi 6,8 per cento. Le malattie che sono causa di maggiori perdite negli eserciti, perchè possono assumere rapida ed estesa "diffusione, sono specialmente il ti/ o e la dissenteria, il vaiuolo, ed anche, come si è visto nelle guerre più recenti, il colera. Poche cifre serviranno ad esempio. Nella guerra franco-prussiana i tedeschi ebbero 73,396 casi di tifo (93, 1 per cento) con 8789 morti (12,2 per cento); aggiungendo i casi avvenuti fra ufficiali, impiegati, medici, ecc. si hanno 74.205 casi con 8.904 morti. Di dissenteria ammalarono 38. 795 uomini (49 per cento) e ne morirono 2405. L'assedio di Metz, durato 10 settimane, costò tra morti e feriti 5500 uomini, e di soli ammalati circa 60.000 uomini; per la maggior parte di tifo e di dissenteria. Nella guerra del Sud-Ovest Africa morirono per tifo 555 uomini, cioè il 77 per cento di tutti i casi di malattie. Nelle guerre moderne il vaiuolo non ha fatto quelle stragi che soleva produrre nei secoli passati, ma è importante ricordare che durantt la guerra del 1870 un'epidemia di vaiuolo infierl in Francia nella popolazione civile e nell'esercito. Le perdite fra le truppe sommarono a 22.400 uomini; l'esercito di Parigi ebbe 7.578 vaiolosi. I soldati tedeschi ·ebbero continui contatti coi malati giungendo perfino a giacere nei loro stessi letti, ma grazie alla buona vaccinazione preventiva delle truppe 1:3 blloteca Gino Bianco

-8tedesche non si ebbero fra queste che 4991 casi di malattia con 297 morti. I casi furono solo il 6.1 per cento della massa totale, mentre i casi di vaiuolo nell'esercito francese furono 24.400. Il colera non è comune come manifestazione epidemica negli eserciti, ma quando compare vi fa strage. Nella guerra di Crimea i francesi perdettero 11.196 uomini per colera e gli inglesi 4593. In Boemia nel 1866 i prussiani ebbero 12.000 ammalati di colera, ossia 1'87 per cento di tutti i malati ricoverati nei lazzaretti, con 4529 casi di morte, mentre morivano per le armi solo 3.473 uomini. Le malattie contano anch~ numerose perdite nel personale del corpo sanitario. Nella guerra del 1870 i tedeschi ebbero infatti 44 7 morti per malattia fra ufficiali medici, infermieri, portatori, ecc. di fronte a soli 47 per ferite. Un fatto assai comune, ed osservato già fino dall 'antichità, è il propagarsi alla popolazione civile delle malattie infettive scoppiate fra gli eserciti. Nella guerra russo-turca (1877-78) il tifo esantematico infierl fra le truppe e si diffuse poi alla popolazione. Così avvenne per il vaiuolo in Francia nella guerra del 1870 e per la dissenteria in quella dei trent'anni; e parimente accadde per il colera dopo la guerra austro-prussiana del 1866 e per il tifo dopo quella franco-germanica. Un fatto interessante si verificò a questo proposito per il vaiuolo in Germania; nel 1871, dopo la guerra, l'epidemia fece in Prussia 59.839 vittime, ~ in tutto il periodo 1870-72 queste furono 129.128; ossia una cifra di perdite tre volte maggiore di quella prodotta nell'esercito dalle armi e dalle malattie insieme. L'esercito era ben vaccinato, la popolazione invece era vaccinata in modo incompleto e irregolare. Il governo, ammaestrato da questa esperienza dolorosa, stabilì in seguito la vaccinazione obbligatoria. Un ultimo fattore che dobbiamo ricordare in tema di malattie infettive negli eserciti è l'influenza della durata delle guerre sulla loro diffusione. Nelle guerre più lunghe, ·1a durata eccessiva delle fatiche, degli strapazzi e delle cattive condizioni generali di vita dei soldati, diminuiscono la loro resistenza alle infezioni; un esempio Biblioteca Gino 81c1nco

9 di questo fatto si ebbe neJla guerra di .Secessione ( 1861-65) nella quale la proporzione per morte di tifo su I 00 malati aumentò di anno in anno elevandosi dal 25, 7 per cento, come fu nel primo anno, al 49,2 nell'ultimo. Crediamo, coi dati fin qui esposti, che abbiamo attinto da pubblicazioni ufficiali, tedesche, francesi, inglesi, ecc., di aver messo a sufficienza in rilievo quale enorme importanza abbiano le malattie infettive negli eserciti e: quanta parte del contingente in armi si perda per causa della loro diffusione. Dobbiamo ora vedere quali mezzi la scienza medica mette a nostra disposizione per prevenire le infezioni e per attenuarne quanto è possibile gli effetti micidiali, venendo a parlare della profilassi generale delle malattie infettive negli eserciti. 111. - Provvedimentige• nerali atti a premunire (Profilassi) gli eserciti dalle malattie infettive. La profilassi delle malattie infettive negli eserc1t1, quando sia organizzata secondo i precetti dell'igiene moderna, deve comprendere una serie di provvedimenti che precedono, accompagnano e seguono l'entrata in campagna delle masse combattènti. Vi sono cioè delle misure preventive di carattere generale che devono applicarsi già in tempo di pace allo scopo di rendere il soldato meno ricettivo a s~eciali infezioni, di diminuire le condizioni favorenti il contagio, di accrescere con tutti i mezzi la resistenza organica dell'individuo. Altre misure invece sono relative alle molteplici eventualità della guerra e vanno dall'isolamento degli ammalati alla vigilanza sulle acque, sulle latrine e via dicendo; comprendono, in una parola, la vera e propria igiene dell' esercito in campagna. Gli ultimi provvedimenti infine mirano ad impedire che le truppe ritornanti in p11.triadivenganò mezzo di trasporto delle ipf~zionj ~ le propaijhino all11. popolaziot1<tcivilv, · B bliot~e,aGino 81dnco

- 10 - Alcune malattie infettive che hanno comune la via di penetrazione dell'agente patogeno (parassita) nell 'organismo (tifo, dissenteria, colera), tutte infezioni che riconoscono la loro porta d'ingresso nella bocca ed un frequente veicolo nei cibi e nelle acque, si prevengono e si combattono pure con analoghi mezzi di profilassi ; che differiscono da quelli diretti per esempio contro il vaiuolo o il tifo esantematico, la cui via di ingresso nel- ! 'organismo è diversa, e che ad ogni modo non sogliono essere di origine idrica o alimentare; ma le une e le aìtre si possono considerare sotto un comune punto di vista per ciò che riguarda l'immunizzazione preventiva, ossia le vaccinazioni. Di questo mezzo profilattico che fa parte di quelli che devono applicarsi prima dell'entrata in campagna. per la sua particolare importanza diremo, più tardi in uno speciale capitolo. I O - Profilassi prima della mobilitazione. - Comprend~ in generale tutte le misure di ordinaria difesa contro le malattie infettive e la organizzazione dei servizi profilattici (personale e materiale) che devono entrare in attività in tempo di guerra. Speciale importanza ha la conoscenza, per parte dell'autorità militare, delle condizioni igienico-sanitarie dei luoghi dove eventualmente dovranno accantonarsi le truppe. Si dovrebbe sopratutto conoscere la qualità delle acque potabili e indagare l'esistenza di focolai infettivi. E' notevole il fatto che la Germania prima dello scoppio dell'attuale co.1flitto aveva aìlontanato dalle règioni renane neile quali si dovevano concentrare le truppe i portatori di bacilli tifogeni, vale a dire quelle persone pericolose eh 'erano state riconosciute tali dalle stazioni bacteriologiche (Tiphusstationen) colà fondate da tempo dal governo allo scopo di scoprire i portatori cronici e di provvedere alla lotta contro il tifo. In tempo di pace, speciale cura dell'ufficiale medico deve esser 9 l'istruire i soldati sull'uso del pacchetto di medicazione che ogni soldato porta con sè, sulla importanza delle abitudini d'igiene personale, e sugli speciali riguardi che esso deve usare in campagna per evitare le cause di contagio e aumentare i suoi poteri di resistenza. Si parlerà a questo proposito della pulizia gèn~raly del corpo, di quella speciale delle m;mi1 dyll •v~g BibJiotecc Gmo Btdnco

- l I di acqua bollita e di bevande calde, de!l 'azione nociva delle bevande alcooliche, degli strapazzi e degli abusi di ogni genere, del pericolo di consumare alimenti .crudi, ecc. Ma la parte più importante di questa profilassi, che deve precedere la mobilitazione, è costituita dai mezzi di immunizzazione preventiva, dei quali diremo nel capitolo delle vaccinazioni. 2° - Alcuni provvedimenti premunitori contro le malattie infettive durante la guerra. - Quando l'esercito è in campagna devono intensificarsi tutte le misure di vigilanza e di ispezione preventiva dei luoghi di bivacco e di accampamento, di cui abbiamo detto sopra. Si eviteranno, per quanto è possibile, le località sfornite di buona acqua potabile e quelle dove si riconosca l'esistenza di malattie epidemiche, segnalandole al Comando centrale. Quando fra i sold?ti si presentino forme morbose contagiose o sospette si devono _prendere le stesse misure che si applicano in tempo di pac·e. La pronta diagnosi della malattia; l'isolamento dei malati e l'osservazione in contumacia dei sospetti; la ric9rca e 1'isolamento di eventuali individui che chiamiamo portatori di germi, vale a dire persone che senza essere malate ospitano i germi di alcun9 malattie, per cui sono pericolosi agli altri se non a sè stessi; la disinfezione degli oggetti e delle località cçmtaminate : questi sono in guerra provvedimenti della massima urgenza ed importanza, che rigorosamente adottati possono salvare dal contagio, e quindi dalla malattia e dalla morte, interi reparti di truppe. E' ovvio che tali misure non daranno affidamento di utile resultato se non si abbia in precedenza istruito il personale che deve applicarle (medici batteriologi, infermieri, disinfettatori, ecc.) e provveduti i mezzi tecnici necessari (laboratori batteriologici trasportabili da campo, tende-ospedali per isolamento, apparecchi e materiale di disinfezione). Il nostro esercito dispone appunto di stufe locomobili per disinfezione a vapore fluente e sotto pressione, di gabinetti batteriologici da campo, e di cassette per l'analisi chimica del! 'acqua, ecc. In molti casi sarà opportuno che per misura sanitaria si cambino gli alloggi delle truppe abbandonando le località infette. Con speciale rigore dovrà pretendersi, per quanto è possibile, che i solBiblioteca Gmo Bianco

- 12 - dati si uniformino alle norme d'igiene per ciò che riguarda la pulizia del corpo e l'uso di cibi o bevande pericolose. A proposito dell'alimentazione vedremo come essa pure costituisca un importante fattore pel mantenimento delle resistenze organiche dell'individuo. Una vi-. gilanza particolare deve essere esercitata sul personale addetto alle cucine, p~rchè è ormai dimostrato, che, anche in tempo di pace, spesso manifestazioni epidemiche fra i soldati hanno avuto il loro punto di partenza dalla contaminazione di -cibi per parte di questo personale. I portatori di bacilli (tifo, colera, dissenteria) costituiscono in tale caso il massimo dei pericoli, e non sarà mai abbastanza raccomandata una sistematica ricerca di questi individui pericolosi eseguita da esperti batteriologi od una indagine anamnestica per scoprire pregresse infezioni tifiche. Uguale pericolo, per la diffusione dei contagi, offrono i casi di malattia lieve o ambulatoria, frequenti per il tifo e per il colera ed anche per la dissenteria bacillare. Il medico militare non tralascerà mai di indagare con cura le manifestazioni morbose apparentemente più banali. Ed è regola fondamentale a tale uopo che ogni soldato febbricitante deve essere tenuto in letto e la sua temperatura deve essere rigorosa:nente controllata col termometro, isolando l'informo al minimo sospetto di forma infettiva contagiosa. Speciali riguardi merita la profilassi delle in/ezioni intestinali in rapporto alla alimentazione e alle condizioni di ambiente in cui vive il soldato. E' noto che banali cause reumatizzanti, l'abuso di frutta e simili, possono produrre deile diarree acute di poca gravità, ma che assumono grande importanza se colpiscono portatori cronici di bacilli; essi diventano allora delle vere sorgenti d'infezione e possono dar luogo allo scoppio di focolai epidemici. Contribuisce anche alla diffusione del tifo e delle altre forme intestinali il genere di operazioni guerresche eseguite dalle truppe. L'esercito in marcia ab!Jandona i propri malati e lascia indietro località e acque infette; gli eserciti assedianti e anche quelli trincerati sono invece costretti ad agglomerare i loro uomini in spazi relativamente ristretti, dove i materiali di Biblioteca Gino B1c1nco

- 13rifluto s1 accumulano,le acque vanno soggette a seai'- seggiare e ad inquinarsi, e tutto ciò favorisce n diffondersi dei contagi. Si aggiunga che spesso i soldati non si servono delle latrine, evacuando dappertutto . e il terreno così si infetta; per mezzo delle scarpe imbrattate di terra e toccate colle mani, che di rado vengono lavate prima di prendere i cibi, si stabilisce in questi casi un veicolo facilissimo d'infezione. Tale fatto fu osservato per es. fra i Bulgari nella guerra balcanica e tra gli Hereros nel Sud-Africa. E' compito del medico vigilare quindi sulla buona sistemazione delle latrine da campo ~ sulla loro disinfezione, ed eliminare per quanto è possibile l'inquinamento del suolo. La calce e il cZoruro di calce sono in questi casi i disinfettanti più adattati e più facili a trovarsi quasi dappertutto. A epidemia scoppiata ha grande importanza l'impedire il consumo di alimenti crudi (verdure) e 1'attendere alla provvista di acqua non inquinata, quale anche sul campo si può ottenere con appositi apparecchi di sterilizzazione, principalmente col calore; però questi provvedimenti richiedono speciale cura e vigilanza e non sempre sono di pratica attuazione. Raccomandabile è l'uso di acque leggermente acidulate (ac. fosforico, 20 gocce su 1/2 litro; ac. citrico, una punta di coltello su 1/2 litro) e d'acqua bromata. Negli eserciti russi e tedeschi e anchè in quello inglese e francese si fa largo uso di the caldo quale bevanda. Un fattore di diffusione dei contagi che, specialmente nella stagione -calda, assume notevole significato è rappresentato dalle mosche. Il pericolo delle mosche è tanto più grave quanto più le condizioni igieniche generali lasciano a desiderare. Nella guerra ispano-americana fu osservato che la cavalleria fu più colpita dal tifo che la fanteria; le mosche erano più numerose nei campi della prima arma che in nuelli della seconda. Si vide che le mosche che si posavano sulle vivande nelle cucine portavano sulle zampe tracce della calce usata per la disinfezione delle latrine. Di qui il precetto di collocare queste il più possibile lontane dalle cucine. Sembra inoltre che le mosche abbiano una predilezione per i malati di tifo : nelle campagne sud-africane, sulle rive del Modder Biblioteca Gino Bianco

- 14. -- giacevano insieme malati di tifo e colpiti da insolazione: fu notato che le mosche rispettavano questi ultimi, per quanto in stato saporoso, per molestare solo i primi. Osservazioni simili furono fatte per gli ammalati di forme diverse di diarrea. L ·a1,ontanamento delle mosche è un compito molto difficile. E' importante situare le cucine a conveniente distanza dalle stalle e dalle latrine. Se si tratta di costruzioni in legno o materiale, si possono spruzzare le pareti degli ambienti con la miscela di Giemsa (tintura di piretro 580 - sapone potassico 180 - giicerina 240) diluita 1 :20 o 1 : 1O. I recipienti contenenti materiale fecale o sostanze alimentari devono esser sempre difesi con veli o reticelle e quando è possibile queste si applichino anche alle finestre. Un metodo pratico per allontanare le mosche dagli ambienti è quello in uso in Germania. Con un polverizzatore si getta sul davanzale delle finestre e delle porte d'ingresso una piccola quantità di cloruro di calcio, dimodochè non dia noia alle persone, mentre la quantità di gas che si sviluppa è sufficiente a tenere lontane le mosche. Per la gravità che assume fra le truppe, la dissenteria merita una speciale attenzione dal punto di vista profilattico. I casi anche di semplice diarrea sanguinolenta, afebbrile, devono considtrarsi come sospetti e isolarsi anche prima del resultato dell'esame batteriologico. Occorre disinfettare le evacuazioni e le vesti; i medici e gli infermieri saranno protetti da cappe, guanti e soprascarpe di gomma. La dissenteria può recidivare anche dopo 14 giorni e nei guariti i bacilli persistono a lungo nelle evacuazioni ; di qui la necessità di rigorosi esami batteriologici prima di dimettere i pazienti dai luoghi di cura. Allo stesso modo del tifo e della dissenteria si diffonde il colera. Ricordiamo in proposito quanto accadde ne!- !' ultima guerra balcanica. I primi casi di colera si verificarono nelle truppe turche dopo ia battaglia di Lule Burgas; perduta la battaglia, le inondazioni e le piogge favorirono il trasporto del materiale infetto; in pochi giorni l'armata turca ebbe più di I 000 casi di colera. I bulgari, sino allora immuni, per ragioni politiche e miliBiblioteca Gino B1,rnco

\ ..,_ 15-. sostarono nelle località abbandonate dai turchi; il novembre ebbero 1700 ammalati di forme intestinali, con 1900 morti; da allora al 30 novembre i malati per le stesse\ (orme furono 29626 con 1849 morti; i casi di colera er-~no però solo 5000. Fattore importante di diffusione fu\ in questo caso l'uso de!! 'acqua di fiume dove poi furono \(ovati cadaveri di soldati turchi. Da alcuny osservazioni resulterebbe che le mosche non hanno nella propagazione del colera lo stesso valore che per il tifo e la dissenteria. La diagnosi del colera deve farsi coll'esame batteriologico, a complemento dei dati clinici. La profilassi del tifo petecchiale è basata essenzial• mente sulla pulizia personale, della casa e degli abiti. E' noto che l'infezione si trasmette a mezzo del pidocchio dti vestimenti. Contro questo il Prowazek consiglia le seguenti misure. Gli individui affetti da pidocchi devono esser rasati e ben puliti con sapone e spazzola; i vestiti disinfettati col vapore fluente. Gli ammalati non devono giacere sul terreno perchè i pidocchi abbandonano i febbricitanti e si diffondono attorno; il personale non deve far uso di mantelli ampi e deve proteggere le regioni malleolari con anelli di gomma. Gli ammalati devono giacere lontani gli uni dagli altri. La profilassi del vaiuolo è fondata essenzialmente sulla buona vaccinazione delle truppe; in presenza di casi di malattia le misure di isolamento e di disinfezione, da applicarsi, non differiscono da quelle in uso nella popolazione civile. 3° - I pericoli d'infezione dopo la guerra. - Moltissimi esempi hanno dimostrato la facilità con cui le epidemie vengono diffuse dalle truppe rimpatrianti fra la popolazione civile. Spesso il numero delle vittime fatte dopo la guerra dalle infezioni, superò quello dei morti sul campo di battaglia per malattie ò per ferite. Nella recente guerra libica non si è potuto far molto da noi per impedire l'importazione di contagi nel territorio nazionale e tale importazione purtroppo non è mancata. I giapponesi, pur provenendo da luoghi ove infierivano la peste, la dissenteria ed il tifo esantematico, non permisero a queste infezioni di entrare nel loro paese in B:blioteca Gino Bianco

-1e- . I greziadi una rigorosa dslnlezione, fatta col tnetodo che essi prese il nom~, dei corredi e degli equipaggiam ti d~i singoli sol~lati reduci dalla guerra contro i russi,- Solo con un ben organizzato servizio di di~si ezione e con tutte le altre cautele profilattiche, volute 'dall'igiene, che del resto non differiscono da quelle cif si usano in tempo di pace, uno Stato può garantirsi dal pericolo inerente al rimpatrio delle truppe dopo la/guerra. Ma questa profilassi deve far parte integrante/del servizio sanitario dell'esercito, nè vale fidarsi solo delle misure che le autorità sanitarie civili possono prendere verso i singoli militari che tornano ai paesi nativi. Dipenderanno in gran parte dalle misure profilattiche che si sono prese prima dello scoppio delle ostilità e durante la guerra le condizioni sanitarie del Paese a guerra finita. IV. - Le vaccinazioni (immunizzazioni) quale mezzo di difesa contro le malattie infettive. Uno dei principali mezzi profilattici nell'esercito deve essere costituito dalla vaccinazione preventiva contro le malattie infettive. Oggi tale vaccinazione non si limita più a quella contro il vaiuolo, ma può e deve vantaggiosamente estendersi anche al tifo addominale ed eventualmente alla dissenteria e al colera. 1 ° - La vaccinazione antivaiolosa. - Ha ormai al suo attivo una fortunata esperienza di tanti anni e di tantf milioni di casi che è quasi superfluo ricordare l 'indiscutibile valore di questo mezzo profilattico. Quasi tutti i Governi hanno ormai imposto per legge la vaccinazione e taluni anche la rivjlccinazione, come mezzi che dimirmiscono non solo la morbilità, ma anche la mortalità. La Prussia rese obbligatoria la vaccinazione nell'esercito fino dal 1834, e nella popolazione civile nel 1874. La mortalità per vaiuolo in Germania, grazie alla rigorosa apBiblioteca Gino Bianco

- 17 - plicazione della legge, è ora ridotta a meno del 0,15°/ (1900-1909). Poichè l'immunità conferita dalla vaccin;~ zione dura circa 6-10 anni, dovrebbe rendersi obbligatoria non solo alle reclute ma anche a tutti i richiamati la rivaccinazione e anche la terza vaccinazione, se la seconda ebbe esito negativo. Solo con questa semplice misura si avrebbe la sicurezza che tutto il contingente sotto le armi sia sempre in stato di buona immunizzazione contro il vaiuolo. E' noto che da noi si rivaccinano le reclute e quindi la misura proposta sarebbe il logico completamento di quelle sinora adottate. 2° - Vaccinazione antitifìca. - L'efficacia della vaccinazione antitifica è stata ormai riconosciuta dalla scienza ufficiale. L~ esperienze. di molti osservatori, eseguite su larghissima scala, e l'esempio pratico de~li ottimi risultati ottenuti negli eserciti di alcuni Stati esteri (Stati Uniti d'America, Germania, Francia, Giappone, Rumenia, Austro-Ungheria, ecc., ecc.). hanno convinto il mondo medico della utilità indiscutibile di questa pratica profilattica. Essa però non è stata ancora adottata sul nostro esercito metropolitano e solo parzialmentt nella nostra marina prima e più tardi nel nostro esercito coloniale. E' vero però che soltanto nel dicembre ultimo scorso il Consiglio Superiort della Sanità del Regno ha invitato, con voto unanime, il Governo a mettersi in grado di attuare urgentemente la vaccinazione obbligatoria nell'esercito e nella marina. Vale perciò la pena di accennare a questo metodo d'immunizzazione allo scopo di farci un esatto concetto del suo valore e di poterne giudicare l'utilità pratica. I primi tentativi d'immunizzazione sull'uomo (negli animali il tifo, da bacillo tifogeno, è sconosciuto) risalgono al 1896 e le prime statistiche importanti al riguardo son quelle dell'esercito inglese nelle Indie. Attualmente sono in uso un certo numero di vaccini che si differenziano per il loro modo di preparazione, ma che tutti quanti consistono in sospensioni di corpi bacillari (del bacillo del tifo) uccisi o attenuati con metodi vari o in loro estratti, da inocularsi per lo più sotto la cute dei soggetti da preservare contro l'infezione naturale. Benchè questa pubblicazione sia principalmente deB blioteca Gino B1c1nco

- 18 - stinata ai profani più che ai cultori della medicina non '.sarà superfluo ricordare i principali vaccini in uso per le ivaccinazioni antitifiche: a) il vaccino di Castellani è costituito da una cultura di 24 ore in acqua peptonizzata di bacilli tifici vivi, attenuati tenendoli 1 ora o 50° C.; b) il vaccino vivente sensibilizzato di Besredka è analogo al precedente; c) il vaccino di Wright-Leishmann è dato da una cultura di 48 ore in brodo peptonizzato, di bacilli non virulenti uccisi esponendoli per 1 ora a 53° C. ; un cc. contiene millp milioni di bacilli; d) il vaccino tedesco di Pfeiffer e Kolle è preparato con patina di culture in agar di 24 ore, emulsionate in soluzone fisiologica nella proporzione di 1O anse normali per 4.5 eme. 'il sterillizate per 1 ½ ora a 60° C. ; poi addizionate di fenolo e riportate a 60° per ½ ora; e) il vaccino americano di Russel è simile al prec~dentp, la cultura è di 20 ore; la temperatura di sterilizzazione 55°-56 C. per 75 minuti; l'antisettico aggiunto, il tricresolo ali' 1 %; /) il vaccino di C hantemesse è pure simile a quello tedpsco, risultando di culture in agar di 18-24 ore, diluite in soluzione fisiologica, sterilizzate a 56° C. per 45 minuti, con addizione del 0,25% di cresolo; g) il vaccino italiano di Sclavo è costituito da una sospensione di patina di cultura di 24 ore; in soluzione .fisiologica; il liquido è tenuto per 1 ora a 60° C. e poi per 2 giorni a 37°; quindi è filtrato su candele Berkefeld, e messo in fiale con aggiunta di etpre al 2%. I bacilli .usati per la preparazione sono molteplici e di varia prove- .nienza; h) anche il vaccino di Vincent è preparato con culture in agar di diversi ceppi di bacilli tifogeni di diversa origine e con culture di paratifo A e B; I' emulsione è fatta in soluzione fisiologica e la uccisione dei germi con etere. Come Vincent e Sciavo, anche Friedberger, Moreschi, Belfanti, proposero di trattare i bacilli con etere, cloroformio o acetone, perchè questi liquidi ne lasciano intatte le proprietà immunizzanti. Il miglior vaccino antitifico deve dare nel più breve tempo il massimo di protezione contro l'infezione col massimo di durata dell'immunità (resistenza al contagio). La reazione locale e generale, che prima potevano indurre a sottrarsi a questo benefico mezzo profilattico, nei Biblioteca Gino 81anéo

- 19 - buoni vaccini attuali sono ridotte al mm1mo o anche eliminate. Il vaccino si somministra per Io più per via sottocutanea. Nei soldati si devono evitare le iniezioni nelle regioni sottoclavicolari, ipocondriache e scapolo-omerali, dove il portare lo zaino e il cinturino potrebbero aumentare l'irritazione prodotta dal vaccino. Per ogni tipo di vaccino è determinata la dose da inocularsi ogni volta; le dosi sono progressive e le iniezioni si fanno a intervalli non minori di 8 nè maggiori di 12 giorni. Diciamo subito che la vaccinazione non preserva in tutti i casi in -modo assoluto e persistente dalla malattia, ma la forma morbosa, se colpisce i vaccinati, e ciò ac-. cade rare volte, decorre con andamento più benigno, più· breve e raramente ha esito letale. Del resto anche l'infezione tifica naturale lascia dietro di sè una immunità non assoluta, e talora si osservano dopo mesi od anni delle r9infezkni. Non può dunque pretendersi dalla vaccinazione, che consiste appunto nel cercare di produrre una reazione organica specifica di fronte al germe mediante l'inoculazione dei corpi bacillari medesimi, un effetto più costante e durevole che quello dovuto alla malattia normalmente decorsa. Le statistiche, ormai numerose, dimostrano che nelle varie parti del mondo, su individui di razza diversa, le vaccinazioni sono riescite a spegnere focolai infettivi che duravano da molto tempo e a preservare truppe viventi in zone infette. Ricordiamo alcuni esempi. Il vaccino fu largamente usato negli eserdti coloniali inglesi (Europa, Asia, Africa) e in quello degli Stati Uni-. ti. Secondo Wright, le vaccinazioni usate dal 1896 al 1901 in India, Egitto e Cipro ridussero di metà la frequenza dei casi di tifo. Più tardi dal marzo 1906 al • febbraio 1907, nell'esercito delle Indie si ebbe, fra i: non vaccinati, morbilità doppia e mortalità quadrupla che fra i vaccinati. Nel 1908, nello stesso esercito di 70.00P, uomini, la morbilità fu più che tripla e la mortalità più che quadrupla nei non vaccinati; le proporzioni sj man-. tennero uguali nel primo semestre 1911 fra 63.624 vaccinati e 8481 non vaccinati; si usò il vaccino di Wright. ·, Nella spedizione tedesca contro gli Hereros (Af~ic,? australe) del 1904-07, quantunque il trattamgnto fQ~~e Biblioteca Gino 81dnco

- 20 - incompleto, la morbilità si ridusse quasi a metà e l:i mortalità di tre quarti. Nel!' esercito giapponese si vaccinarono nel 1903 solo 2977 soldati, e nel 1909 se ne vaccinarono 24795, e negli ultimi anni la vaccinazione fu estesa a tutte le truppe con esito brillante. Nell'esercito degli Stati Uniti si adottò il vaccino nel 1909 ; nel 1910 su 14.286 vaccinati si ebbero 6 casi di tifo, e su 69000 non vaccinati 417 casi con 32 morti. La vaccinazione fu poi resa obbligatoria per tutto il personale sanitario militare; dopo l'esperienza fatta nel Texas su 12697 soldati vaccinati ( 1 solo caso di tifo in un militare che aveva avuto 2 sole dosi di vaccino) fu decretata la vaccinazione obbligatoria di tutti gli ufficiali e soldati al di sotto di 45 anni che non avessero già sofferto il tifo (2 agosto 1911). I resultati furono sorprendenti. Nei primi 5 mesi dell'anno 1913 non si constatò ·alcun caso di tifo in tutto l'esercito americano. Fu usato il vaccino di Russe!. La vaccinazione fu introdotta anche nell'esercito francese, adoperando i vaccini di Wright, Vincent, Chantemesse. Nel 1912 su 30.325 vaccinati nell'esercito metropolitano, la morbilità fu di zero. Il vaccino Vincent fu in seguito abbandonato perchè provocava una reazione locale e generale troppo viva. In Algeria e Tunisia la morbilità fu del 0,09 °/ 00 e la mortalità zero; e a zero pure si ridusse la mortalità nel Marocco occidentale. Fra i soldati del presidio di Avignone, durante un 'epidemia di tifo dovuta all'acqua infetta, svoltasi nell'estate 1912 fu pure applicata la vaccinazione. Nella popolazione militare si ebbero 155 casi con 22 decessi, tutti fra le 687 persone che o non erano state vaccinate affatto o solo incompletamente o avevano contratto la malattia nel corso della vaccinazione; invece fra i 1366 completamente vaccinati non si ebbe neppure un solo caso. . Anche i vaccini di Castellani e quello tedesco adottati su vasta scala hanno dato buoni resultati. La Rumenia allo scoppio dell'attuale conflitto europeo aveva proceduto subito alla vaccinazione antitifica e anticolerica di 500.000- uomini fra gl 'individui sotto le armi Biblioteca Gino Bianco

- 21 - ed i temporaneamente richiamati. E oggi la vaccinazione antitifica è ri;lsa obbligatoria per tutti gli ufficiali e soldati dell'esercito austro-ungarico. In Italia, prima della campagna libica, non si era mai applicata la profilassi antitifìca a mezzo del vaccino, tranne alcune prove fatte dallo Sciavo a Certaldo e a Poggibonsi. Scoppiata la guerra libica, si è adottata limitatamente e tardi fra le nostre truppe coloniali la vaccinazione contro la febbre tifoide, che è endemica nell'Africa settentrionale, dovi;) infierisce p_articolarmente dall'aprile ali 'ottobre. Per disposizione dell'Ispettorato di sanità militare marittima (Generale Calcagno e Rho) furono da prima vaccinati i militari della R. Marina alla base navale di Tobruk mediante il pri;lparato Sciavo, che fu poi adoperato anche fra gli allievi dell'Accademia Navale di Livorno. Successivamente le inoculazioni profilattiche vennero fatte su più larga scala fra le truppe del R. Esercito valendosi del vaccino di Pfeiffer-Kolle e di qui;lllo misto bacillar,e di Vincent, che oggi non è il preferito dalle autorità mediche che hanno in questo campo una più larga e sicura esperienza. Dalle cifre riportate in un articolo dell'Ispettore capo di Sanità Militare, Generi.le Medico Ferrero di Cavallerleone (Nuova Antologia - fase. 1003, pag. 459, 1913) riportiamo i seguenti dati : Dal! 'agosto 1912 al giugno 1913 furono praticate 16.191 vaccinazioni e precisamente : Vaccinazioni . . . . Con vaccino di Pfeiffer-KolJe . . 1960 1759 963 » » polibacillare Vincent 4736 3668 3105 Totale . . . . . . 6696 5427 4068 « E' ragione di compiacimento poter asserire che non si è verificato alcun inconveniente degno di nota e le reazioni generali incontrate corrispondono esattamente a quelle riferite dagli altri autori. « Circa i risultati dai dati finora ottenuti si ha : « Dopo la vaccinazione (6696 uomini) - casi di B•bli.oteca Gino Bianco

tifo 9, morti 3 per o/nn 0.4. - 22 - morbosità per O / 00 1.34, mortalità « Dopo due vaccinazioni (5427 uomini) - casi di tifo 9, morti O, - morbosità per 0 / 00 1.65; mortalità per 0/nn, o. « Dopo tre vaccinazioni (4068 uomini) - casi di tifo 3, morti D. - morbosità per O / 00 0,49; mortalità O per O / 00 , mentre di fronte a queste cifre abbiamo che nei vari presidi della Libia durante lo stesso periodo di tempo, calcolato dal primo settembre 1912, vale a dire dal momento in cui si poteva registrare - l'azione della vaccinazione, a tutto giugno 1913, la morbosità per tifo è stata del 35,3 per O / 00 di forza, e la mortalità del 7 per 0 / 00 sulla forza totale». Le dosi dei vaccini usati per l'esercito furono: per quello di Pfeiffer-Kolle: prima iniezione 1/2 ansa normale in 1 cc. di soluzione fisiologica : per la seconda iniezione 1 ansa; per la terza due anse. Il vaccino bacillare polivalente di Vincent conteneva : per la prima inoculazione 0,30 di ansa normale, per la seconda 0,65, per la terza 1,05. L'uccisione dei bacilli fu fatta con etere, eliminato poi col riscaldamento a 50°. C. Questo vaccino era costituito di 11 ceppi di bacilli d'Eberth, qualcuno dei quali di origine libica e dei paratifi A e B (4 parti di questi e 7 di bacilli tifici). Si comprende come durante la guerra la successione delle vaccinazioni non possa essere regolata col dovuto rigore e come una parte delle truppe possa non ricevere il numero necessario di inoculazioni. Anche le condizioni anormali in cui si trova il soldato in campagna possono modificare il grado di resistenza alla infezione e le reazioni alla iniezione profilattica. Per queste ragioni, è bene, quando si voglia disporre di truppe regolarmente immunizzate, di procedere alla vaccinazione prima della loro entrata in campagna. E' da sperare vivamente che anche da noi, dati gli ottimi risultati ottenuti negli altri eserciti, si applichi sistematicamente questo provvido mezzo profìiattico, adottandolo già in tempo di pace e sopratutto quando sia imminente o probabile l'entrata in campagna delle truppe; o prima del loro invio nelle colonie. Si può affermare col Biblioteca Gino Bianco

- 23 - Leishmann che la vaccinazione è l'arma più efficace che la scienza possegga contro l'infezione tifica e che non si deve lasciare al soldato in campagna la facoltà di vaccinarsi o meno, perchè non è lecito concedere la possibilità di diffondere l'infezione fra i compagni d'arme in momenti nei quali sottrarre un solo fucile dalla linea del fuoco può avere importanza non lieve per l'interesse del paese. Nel luglio del 1913 una circolare del Ministro della ./\farina avvertiva, a proposito delle vaccinazioni antitifiche nelle reclute e _nei militari della R. Marina, che siffatta vaccinazione si lasciava facoltativa salvo a renderla obbligatoria fra un anno o due quando l'opinione pubblica fosse meglio preparata ali 'accettazione di questa pratica profilattica. La questione dell'obbligatorietà fu sottoposta di recente al Consiglio Superiorç di Sanità del Regno, il quale ha espresso il parere che, senza trascurare gli altri mezzi di difesa contro l'infezione tifica, si provveda di urgenza a rendere obbligatoria la vaccinazione antitifica nell'esercito e nella marina. Abbiamo già ricordato come la vaccinazione sia obbligatoria per lç truppe agli Stati Uniti, in Francia, in Belgio, in Austria-Ungheria, Giappone e in altri Stati. In Inghilterra è libera, ma il numero di coloro che si sottoposero alla vaccinazione arriva quasi al 95% : è l'effetto dell'opera di persuasione fatta dalla propaganda fra la popolazionç civile e militare. In conclusione: negli eserciti la vaccinazione antitifica ha dato splendidi risultati e si è dimostrata in generale innocua sotto altri aspetti. Scrive un medico militare: «La vaccinazione antitifica nata in un paese eminentemente antivaccinista come l'Inghilterra, si è andata colà via via affermando fino ad imporsi alla fiducia generale delle persone che, messe nell'imminenza del pericolo, e giudicando solo dai fatti e non dalle vedute teoriche, hanno voluto sperimentarla su se medesimi. Nelle Indie ovç il tifo è endemico, il numero dei vaccinati fra le truppe è andato notevolmente aumentando di anno in anno, per modo che quelli che di propria volontà si sottoposero alle inoculazioni preventive B•blioteca Gino 81dnco

- 24 - salirono da 60 per O / 00 dell'effettivo, quali erano nel 1906, all'896 per 0 / 00 nel primo semestre del 1911 ». E poichè la vaccinazione antitifica è obbligatoria presso tante potenze, speriamo quindi che coloro ai quali incombe la massima responsabilità sulla salute del nostro esercito sappiano farsi valere ~ sappiano al caso preservare anche la nazione italiana dal flagello tifico. Non sarà male ricordare come la pratica vaccinale non sarebbe inopportuna nemmeno in tempi di pace in date circostanze e località, specialmente ove si pensi alla elevata morbilità del nostro paest : secondo infatti la statistica ufficiale del Ministero del! 'Interno nel solo mese di settembre del 1914 sono stati denunziati in Italia ben 5250 casi di tifo. 3° - Vaccinazioni contro il colera. - Anche contro il colera si è applicata la vaccinazione anticolerica. Le statistiche ad essa relative non sono però così complete e numerose come qutlle riguardanti il tifo. Le vaccinazioni vennero praticate su larga scala da medici tedeschi, austriaci, greci e giapponesi, e specialmente quelle eseguite da questi ultimi nella provincia di Hiogo sono molto dimostrative per la riduziont della morbilità e della mortalità. Buoni resultati si ·ebbero pure nelle ultime epidemie in Russia e nell'esercito americano, II Savas, Presidente del Consiglio superiore sanitario della Grecia, riferisce, in un recente articolo, i risultati molto soddisfacenti conseguiti dalla vaccinazione anticolerica nell'esercito greco. E altrettflnto è noto per l'Austria, che ha reso obbligatoria anche la vaccinazione anticolerica per lt truppe. Fra i vaccini anticolerici ricordiamo quello di Lustig e Galeotti preparato coi nucleoproteidi estratti dal vibrione, e quello di Kolle, che entrambi hanno dato ottimi resultati. Tale mezzo di profilassi, più che per la popolazione civile, si presta utilmente per proteggere particolari masse di uomini che si trovino esposte al contagio (corpi di truppa, ptrsonale sanitario, ecc.) quando le condizioni di ambiente rendono difficile l 'applicazione dei comuni mezzi profilattici che altrimenti sarebbero sufficienti ad arrestare la diffusione del! 'epidemia. B1blloteca Gino B1c1nco

- :25 - ' 4e - Vaccinazioneantidissenterica. - La profllassi ·specifica della dissenteria si può fare colla vaccinazione antidissenterica, per mezzo dello stesso siero che serve a scopo curativo, iniettandolo a dosi di 2 - 5 eme. sottocute. Le iniezione dà luogo a notevole reazione locale ed i risultati sinora ottenuti per quanto favorevoli non sono cosi concludenti da far considerare questa forma di vaccinazione come una misura di pratica applicazione paragonabile a quelle contro il tifo e contro il colera. 4° - Profilassicontro il tetano e altre infezioni (iniezioni di siero). - Oltre la larga adozione della vaccinazione antitifica negli eserciti già si fa talora uso di qualche mezzo profilattico fondato sulla immunizzazione. Così in Germania e in Francia ai feriti sospetti di infezione tetanica perchè s'imbrattarono le ferite con terra, con masse fecali, con altro materiale sospetto di contenere i germi del tetano, si fanno inoculazioni preventive di siero antitetanico e negli Ospedali Militari si è iniziata la distribuzione del vaccino antisettico di Wright, diretto a prevenire le infezioni stafilococciche e streptococciche delle ferite. 6° -Conclusione. - Mentre questi ultimi trattamenti contro il tetano, le infezioni settiche, ecc., si praticano necessariamente nei soldati già colpiti o sospetti di esserlo, quelli contro il tifo ed il colera devono essere già posti in esecuzione prima dell'entrata in campagna dell'esercito. Spesso infatti !e necessità militari rendono difficile o impossibile la loro applicazione a guerra iniziata, o costringono a interrompere i trattamenti iniziati. Non è buona regola per es. vaccinare truppe che si trovano sul fronte di combattimento che possono improvvisamente esser mandate al fuoco. I disturbi, per quanto lievi e passeggieri, inerenti alla reazione locale e generale dovuta alla inoculazione, potrebbero momentaneamente diminuire l 'efficienza bellica di reparti in momenti in cui su di essi deve farsi il massimo assegnamento. Di qui la necessità che una preparazione sanitaria saggia, accurata e tempestiva metta l'esercito in grado di offrire la più forte resistenza alle infezioni e di non temerne i disastrosi effetti, aumentando così, invece di diminuire, il suo valore militare. 81blioteca Gino Bianco

-26Un esempio che dimostra I 'importanza di una bei1 organizzata profllassi negli eserciti belligeranti ci è dato dall'esercito ginpponese nella guerra di Manciuria. Il medico militare Seamon, dell'esercito americano, che si trovava in missione presso quello giapponese, riferisce che in questo non si verificò nessun c:iso di dissenteria nè di alcun 'altra di quelle malattie che derivano da cattive condizioni igieniche. Egli attribuisce questo fatto all'indirizzo nuovo dell'organizzazione sanitaria giapponese fondato sul concetto che i medici devono prevenire le malattie mentre prima avevano solo il compito di curarle. Anche nella guerra attuale l'organizzazione sanitaria sembra aver dato ottimi resultati, secondo i rapporti di medici tedeschi e francesi, tanto che non si sono finora avute serie epidemie e le condizioni sanitarie delle truppe sono relativamente ottime. Negli ospedali non si trovano che feriti e la proporzione dei casi di tifo e dissenteria non supera quella del tempo di pace. Negli eserciti di alcune potenze belligeranti I'incoraggiamento alle vaccinazioni venne, prima dell'obbligatorietà, dall'ufficialità la quale si sottopose, in presenza dei soldati, alla pratica immunizzatrice. Così si dovrebbe fare anche da noi, dove il soldato è in genere diffidente verso provvedimenti di tale natura. V. - Alimentazione. L'alimentazione del soldato d~ve essere oggetto di speciaìi cure già in tempo di pace, trattandosi di fornire colla minore spesa possibile, una quantità sufficiente di sostanze nutritive, in forma appetibile e di facile preparazione, e di vigilare affinchè gli alimenti non divengano essi stessi causa o veicolo di malattia. Queste finalità acquistano una straordinaria importanza in tempo di guerra perchè la buona nutrizione del soldato è condizione indispensabile della sua salute e della sua capacità di lavoro utile e di sforzo, ed il pericolo che i Bjblioteca Gino Bianco

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