pito di una qualche età futura di applicarlo al cristiano, in vista del disegno e dell'idea soggiacente, e non il suo compimento ristretto e parziale». 19 Questo riferimento al presente del lettore è costante in Emerson, cfr. la mia postfazione R.W. Emerson, Teologia e natura, tr. it. M. Lollini, Genova, Marietti, 1991. 20 La versione iniziale contiene la variante più notevole, a mio parere, nell'intero capitolo (cfr. Shanley, The Making of Walden, p. 144). La prima redazione ampia sottolineava maggiormente l'atemporalità, quella definitiva l'immedesimazione. 21 Un aspetto ovvio, su cui non abbiamo insistito, e che appare nel nostro stesso capitolo: non si può trascurare lo studio degli autori antichi adducendo che sono appunto antichi: «We might as well omit to study nature because she is old» (p. 146). Questa frase manca nella prima versione, dove invece si trova un'importante variante, i libri «dovrebbero essere studiati nello stesso spirito in cui studiamo la natura. Sono gli unici commentari alle sue opere, mai antiche, mai moderne» (Shanley, The Making of Walden, p. 147). Questa formula ha una lunga storia, cfr. la mia postfazione a Emerson, Teologia e natura, cit. 22 Sattelmeyer, Thoreau's Reading, cit., p. XI, parla di Thoreau grande lettore ed erudito, del suo «senso quasi jamesiano» della storia, del suo bisogno di documentazione come premessa allo scrivere, della spontanea tendenza all'erudizione... 23 Sattelmeyer appunto, Thoreau's Reading, cit., p. 8, parla della lettura di F. Schlegel, Lezioni sulla storia della letteratura. 24 Cfr. J;interpretazione infinita, cit., p. 149. 25 Sul carattere «pragmatico» delle letture thoroviana cfr. per es. ancora Week, «Sunday», p. 84: le frasi di Platone, Pitagora, Giamblico... «suonano recitano come se fossero scritte per dei soldati, per degli uomini d'affari, come se contenessero un dispaccio» [= Joumal, 28 marzo 1842, p. 353]. Si noti ancora come il citato passo iniziale di «Reading», di sapore misterico, termina riprendendo in tonalità etica, ancora una volta, l'antica idea di progresso, spirituale. Questo passo aveva un'altra posizione nella prima versione, cfr. nota 9. 26 Sull'universalismo va letto Week: «È interessante osservare con quale singolare unanimità le nazioni e le generazioni più distanti fra loro consentano di dare completezza e rotondità a una fiaba antica, di cui indistintamente apprezzano la bellezza o la verità... Tutte le nazioni amano le stesse amenità e gli stessi racconti, ebrei, cristiani e musulmani, e la stessa cosa, tradotta, soddisfa tutti. Tutti gli uomini sono bambini, e di una stessa famiglia. Lo stesso racconto li manda tutti a letto e li risveglia il mattino» («Sunday», p. 49). 27 E ciò in base al «common sense» del lettore, p. 148. Sulla presenza in Emerson (nel Divinity School Address) e Thoreau di Locke, 271
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