mo; leggere solo quelli che sono serenamente veri, mai statistiche, romanzi, e neppure notizie, rapporti, periodici, ma solo grandi poesie, e quando venissero meno, rileggersi o magari scriverne degli altri. Invece di altri sacrifici, potremmo offrire agli dei i nostri perfetti (tèleia) pensieri giornalmente, in inni o salmi. Giacché dovremmo stare al timone almeno una volta al giorno. Il giorno intero non dovrebbe equivalere al tempo diurno: ci dovrebbe essere un'ora, se non di più, che il giorno non faccia sorgere. Gli studiosi sono soliti vendere la loro primogenitura per una porzione di erudizione. Ma bisogna conoscere quel che lo speculatore stampa, o quel che studiano le persone che non riflettono, o quel che gli oziosi leggono, la letteratura dei russi e dei cinesi, persino la filosofia francese e molto della critica tedesca. Leggete anzitutto i libri migliori, o non avrete possibilità di leggerli affatto. "V i sono gli adoratori con offerte, e gli adoratori con mortificazioni; e ancora gli adoratori con devozione entusiasta; così anche ci sono coloro la cui sapienza nel leggere costituisce la loro adorazione, uomini di sottomesse passioni e modi severi; - Il mondo non è di chi non adora; e dove, o Arjuna, ve n'è un altro?" Certo, non dobbiamo essere calmati e intrattenuti sempre come bambini. Colui che ricorre al facile romanzo, perché si sente debole, ottiene lo stesso risultato che fare un sonnellino. L'aspetto frontale dei grandi pensieri può essere apprezzato solo da coloro che si trovano sul lato da cui essi provengono. I libri che non ci concedono un godimento superficiale, in cui invece ogni pensiero è insolitamente audace, sicché l'ozioso non può leggerli, e il timido non ne potrebbe essere intrattenuto». E poi continua, contro i libri effimeri e inutili. «Sacrificio perfetto» è evidentemente biblico. Secondo W. Brennan, An Index to Quotations in Thoreau's A Week..., «Studies in the American Renaissance», 1980, p. 265, la citazione è presa dalla Bhagavat-Gita, nella traduzione di Charles Wilk:ins, London 1785, pp. 54 e 55. Si tratta probabilmente del capitolo IV, alla strofa 28. Questa pagina di Sunday è evocata nel Ciclo di lettura di Tolstoj, cfr. P.C. Bori, Un'idea di lettura, in Einformazione bibliografica, 15 (1989), pp. 437-441. 10Alla fine dell'excursus sulla Bhagavat-Gita, nel capitolo successivo di A Week, «Monday», p. 116, Thoreau scrive: «Sarebbe degno di questa età stampare insieme la raccolta delle Scritture o Sacri Scritti delle numerose nazioni, dei cinesi, degli indù, dei persiani, degli ebrei, e degli altri, come la Scrittura dell'umanità. Il Nuovo Testamento è forse ancora troppo sulle labbra degli uomini per essere chiamato Scrittura in questo senso. Questa giustapposizione e questa c9mparazione potrebbe aiutare a liberalizzare la fede degli uomini. E questo il libro che il Tempo sicuramente pubblicherà, destinato a coronare le imprese della stampa. Sarà questa sicuramente la Bibbia, o il Libro dei Libri, che i missionari dovranno portare sino alle estremità del mondo». 11Matthiessen F.O., Rinascimento americano. Arte ed espressione nell'età di Emerson e Whitman, tr. it., Torino, Einaudi, 1954, p. 43: 269
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