Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

riuscì a sollevare il velo della dea Sais. Ma cosa vide? Vide il miracolo dei miracoli, se stesso») (Novalis, Werke, Tagebucher und Briefe Friederich van Hardenbergs, a cura di H.J. Ma.hl e R. Samuel, I, Munchen, 1978, p. 128). Il distico va confrontato con un paio di passi de Gli adepti di Sais, della stessa epoca, a p. 204 e p. 218 della stessa edizione (e cfr. le rispettive note). Secondo L. Schleiner, Emerson's Orphic and Messianic Bard, ESQ 25 (79), pp. 191-202, Emerson conosce Novalis e il suo Gesù orfico degli «Inni alla notte». Una dipendenza sicura su questo punto preciso non è dimostrabile. Tuttavia la tonalità della lettura di Thoreau non è quella negativa di Schiller, e si può accostare meglio a quella, appunto, di Novalis. In Thoreau l'accento sta però piuttosto sull'identità dei due soggetti che, a distanza di tempo, compiono la stessa impresa di alzare il velo e contemplare la stessa gloria. Forse dietro ai due testi, di Novalis e di Thoreau c'è anche l'evocazione di un complesso brano di Paolo (II Cor. 3): Mosè doveva velare il suo volto, parlando agli ebrei, mentre il credente può, con boldness (parrhesia) contemplare la gloria di Dio, mosso dallo Spirito che lo trasforma nella stessa immagine contemplata. [L'allusione non è segnalata da L.L. Long, The Bible and the Composition ofWalden, in «Studies in the American Renaissance», 1979, pp. 309-353.] Un passo di Week presenta la stessa immagine del velo, ma con diverso accento: «L'acume critico è esercitato invano sul passato; il passato non può essere presentato; non possiamo sapere quel che non siamo. Un velo pende sul passato, sul presente e sul futuro, ed è competenza dello storico trovare non quel che fu, ma quel che è» (p. 125). Segnalo ancora da Week, il brano poetico di «Wednesday», a proposito dell'abolizione del tempo (p. 205). E in «Thursday», «La vita di un sapiente è più di tutte estemporanea [extemporaneous], perché egli vive di un'eternità che include ogni tempo. La mente esperta viaggia ancora più indietro di Zarathustra in ogni istante e giunge sino al presente con la sua rivelazione» (p. 255). 6 Gregorio Magno, «Contemplatio enim virtus est, non solum per quam Scriptum condita recognoscitur, sed per quam nondum condita conderetur et per quam condita ad Dei voluntatem cotidie disponatur» (In Il Reg. III, 171). Cfr. Einterpretazione infinita, p. 67, dove il testo è commentato. 7 «Contemplatio enim virtus est... per quam condita ad Dei voluntatem cotidie disponatur», è la fine della citazione precedente. 8 «Ethnical Scriptures» era una sezione del Dial, la rivista trascendentalista cui sicuramente Thoreau lavorò, e che pubblicò cose indiane, cinesi, persiane. Cfr. anche Week, pp. 58 sgg.: «La lettura ch'io amo di più è quella delle scritture delle numerose nazioni, sebbene accada che mi siano più famigliari quelle degli indù, dei cinesi e dei persiani che quelle degli ebrei, cui sono giunto da ultimo». 9 Ivi, traduco da «Sunday», p. 78: «Varrebbe la pena di selezionare quello che leggiamo, perché i libri sono la società in cui ci trovia268

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