Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

plazione scrittunst1ca che essa «non solo riconosce la scrittura sacra, una volta creata, ma sarebbe in grado di crearla, se già non lo fosse»6 • Di qui, in terzo luogo, un'idea di lettura come atto generativo di infiniti significati che scaturiscono dalle connessioni dei testi fra loro, e di questi con il lettore. L'universo biblico è quindi al tempo stesso infinito e chiuso (sono possibili nessi simbolici con il mondo naturale, ma solo almeno sino al XII secolo, in subordine alla Bibbia e con un fondamento biblico), e in questo universo sta il lettore stesso. Il risultato finale della lettura sarà dunque il prolungamento del testo sino a cogliere il lettore nel suo presente: il testo si adempie, diventa attuale e normativo per lui e per la comunità. L'applicazione non è esterna all'interpretazione, ma ne costituisce il momento finale necessario: è la gnosis, la sapienza come nesso tra la contemplazione e l'azione, nella quale la contemplazione termina 7. 3. Veniamo ora, nello stesso ordine, a esaminare la teoria ermeneutica soggiacente a Reading. Anche nella solitudine eremitica di Walden c'è una lectio divina, ma quali analogie e quali differenze rispetto al modello antico? Anzitutto, la nozione di testo sacro. Essa non viene negata. E tuttavia «la Scrittura» a questo punto va al plurale: «le Scritture»: «the recorded wisdom of mankind, the ancient classics and Bibles», «the sacred Scriptures, or Bibles of mankind»8 • Non c'è solo un testo sacro, ogni popolo, ogni tradizione ne possiede9 , e tutti vanno ammessi in una sorta di canone10 • È tempo che colui che cerca la sapienza abbandoni la «silent gravity and exclusiveness» di chi pensa che la propria esperienza religiosa sia unica e vada riferita a un solo testo. «Con la saggezza impareremo la liberalità. L'uomo solitario... che ha avuto la sua seconda nascita e le sue peculiari esperienze religiose, ed è spinto, come s'immagina, dalla propria fede, a una gravi260

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