Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

crale, misterica. «Se, nella scelta dei loro scopi, gli uomini si servissero di un maggior grado di ponderazione, forse diventerebbero soprattutto studiosi e osservatori, ché, indubbiamente, la natura e il destino hanno per chiunque pari interesse. Noi siamo mortali, nell'accumulare ricchezze per noi o per la nostra posterità, nel fondare una famiglia o uno stato o anche nell'acquistarci fama; ma siamo immortali quando ci troviamo a trattare con la verità; ché allora non dobbiamo temere mutamenti o incidenti. Il più antico filosofo indiano o indù alzò un lembo del velo che copriva la statua della divinità; quella veste tremante resta ancora sollevata e, come lui, guardo quella stessa nuova gloria, poiché io ero in lui, che fu tanto audace, ed egli è ora in me, ad ammirare la visione. La polvere non s'è posata su quella veste; e non è passato alcun tempo da quando la divinità si è rivelata. Quel tempo che realmente perfezioniamo o che è perfezionabile non è passato né presente, né futuro»3 • Il testo è denso di richiami autobiografici. Al tempo stesso può essere visto come l'esito di una sequenza complessa di ascendenze intellettuali. Unificati nell'immagine e nel tema dello svelamento-rivelazione, c'è un richiamo al velo di Maya e alle religioni dell'India, c'è il platonismo, c'è forse un ricordo del volto velato di Mosè, in Esodo 34 e in 2 Cor. 3, c'è Swedenborg, c'è la evocazione della misteriosa iscrizione del tempio di Iside a Sais, che ispira Schiller4 e Novalis5 . Tutte queste suggestioni mirano a richiamare una certa idea del rapporto tra il testo e il suo lettore, invitandolo ad accingersi alla lettura come ad una azione sacra e come esperienza estatica, che trasporta nel mondo spirituale. A questo risultato già mira una citazione del poeta Mir Camar Uddin Mast: «Restare seduto e percorre la regione del mondo spirituale: ho esperimentato questo vantaggio con i libri». Il passo subito seguente evoca ancor più consapevolmente l'antica pratica della meditazione, della lectio divina, con l'insistenza 258

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