Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

racchiuderla in similitudini di sconcertante modernità, che sembrano anticipare la pratica espressiva impressionista e, ancor di più, surrealista. L'impatto diretto, privo di filtri fantastici con lo choc della modernità, se- o proprio perché-rende ardua l'articolazione narrativa tradizionale (ricordiamo che all'inizio del racconto il visitatore appare sprovvisto della «benché minima scintilla d'ingegno letterario» [1016]) attiva non solo una «vista» nuova, ma anche e soprattutto un nuovo linguaggio. Questo dato emergerà con evidenza durante lo svolgimento del dialogo nel quale si assiste a una precisa ripartizione dei ruoli tra i due protagonisti: il narratore guarda, descrive e allinea gli indizi distribuiti alla rinfusa nella scena sottostante; il cugino li decifra e, senza disdegnare di ricorrere a moduli della tradizione settecentesca32 , li riordina e organizza a piacere in una o più «ipotesi» o «scommesse» di racconto: realistico o fantastico a suo totale arbitrio. Il linguaggio del primo, vistosamente paratattico e franto (come indicano i continui puntini di sospensione che non abbandonano mai la sua concitata esposizione) aderisce, lasciandosene travolgere, al movimento e al ritmo convulso della folla, si immerge nella simultaneità di un presente assoluto. Il secondo, nel trasformare quei frammenti in «storie», li inscrive in una articolata rete di nessi sintattici, istituisce una consequenzialità cronologica, abbraccia passato presente e futuro dispiegando gli artifici della paratassi, dell'analessi, dell'iterazione. Si confronti, a esempio, anche solo questo rapido scambio di battute: IL CUGINO [...] Vedi quella donna, là all'angolo, che si fa largo a forza di gomiti - (e che gomiti aguzzi!) - benché non ci sia neppure una gran ressa?... IO Che donna frenetica!... Ha un cappello di seta con piumaggi svolazzanti di tutti i colori... un cappello così graziosamente sformato da poter 241

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