Zuschauer» («Lo spettatore»), che alla sua fondazione nel gennaio dell'anno precedente si era guadagnata l'entusiasta collaborazione di Hoffmann non foss'altro per quel titolo che lo richiamava alla prediletta fra le sue attività, quella di «assistere e guardare» per poi tradurre in scrittura le proprie osservazioni. È quanto viene ricordato in uno Scritto all'editore24 nel quale Hoffmann, assicurando a Johann Daniel Symanski, ideatore della rivista, il proprio contributo nei mesi seguenti, confermava anche, in modo programmatico, come la «dichterische Anschauung» (la visione poetica) dovesse avere un saldo ancoraggio nel patto di reciproca fedeltà fra genialità creatrice e «Besonnenheit» (la chiarezza ordinatrice dell'intelletto), fra il delirio fantastico di Serapione e il realismo lucido-ironico di Callot. Era in questo modo predisposto il contesto estetico e poetologico in cui si sarebbe inscritto, di lì a poco, quel particolarissimo e complesso testo narrativo che è La finestra d'angolo del cugino, interamente organizzato nel suo impianto strutturale, prospettico, topografico, tematico e stilistico intorno al fondamentale presupposto della duplicità, sul quale insiste innanzitutto la puntualizzazione contenuta nel titolo. Non di una semplice finestra si andrà infatti a raccontare; poiché quel luogo, quell'osservatorio già di per sé carico, come abbiamo detto, di molteplici ambivalenze, si dichiara d'angolo, cioè ancor più precisamente adibito a raffigurare la doppia esposizione del Soggetto nei confronti della realtà. E il Soggetto è qui identificato con il cugino, vale a dire con uno scrittore paralitico25 per il quale quella finestra, alta, isolata e immobile com'è rispetto al movimento convulso della città, rappresenta da un lato la separazione, il confine invalicabile tra il suo «alloggetto piccolo e basso» e la «vita attiva, creativa, che si estrinseca in forme esteriori per mettersi in contatto, per simpatizzare con il mondo» [p. 1015]. Dall'altro essa 235
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