più numerose del testo. Ma non si tratta di una semplice delimitazione di territorio, perché il cartografo della Tempesta ha lavorato con delle coordinate impazzite, producendo una mappa dai confini incerti e mobili, un'isola centrale e periferica, un luogo insieme del dentro e del fuori. L'isola prigione si rispecchia nell'isola aperta, e viceversa, indefinitamente: « .. .lo spazio del dentro e quello del fuori scambiano le loro rispettive vertigini » 55 . Se si decidesse di inseguire i passi degli attori sull'isola, o anche il percorso testuale di tutte le determinazioni spaziali, comparirebbe, più significativa forse del labirinto (maze) che pure torna due volte (III, 3, 3 e V, 1, 242) - la forma della spirale, in cui l'esterno porta all'interno e « ... non si sa mai se si corre verso il centro o se ci se ne allontana... » 56 . Le dinamiche spaziali dell'isola shakespeariana hanno disegnato una tra le forme più care al manierismo, che si ritrova nell'oggetto onnipresente del giardino-teatro, la conchiglia. Con la sua forza spiraleggiante, che congiunge l'animalità all'ideale, l'interno all'esterno, l'alto al basso, la conchiglia è la negazione delle geometrie autoritarie e logocentriche, delle quali anche l'isola ha decretato la vanità. L'ignoranza dei confini di genere e di sorta, dice Bachelard, è tipica della reverie delle epoche pre-scientifiche. Per un secolo e forse più, grotte, isole e palcoscenici si sono scambiati ruoli, fisionomia e attributi, con effetti sinergici e risultati di straordinaria risonanza visiva e concettuale. Una passeggiatameno affrettata avrebbe richiesto una sosta sugli automi, maggiore pazienza per contemplare gli infiniti giochi delle acque e senz'altro un ascolto più attento delle musiche. Ma il manierismo ha prestato a queste pagine il suo gusto per l'incompiuto; è nel movimento del non finito che la terza natura trova il suo senso, ed è questa fluidità che ho tentato qui di restituirle. Caroline Patey 224
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