Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

al potere è confermato dall'intero sistema carcerario che sembra duplicare all'infinito la modalità, insulare per eccellenza, dell'isolamento, e spesso anche dell'interdizione. Il primo di questi luoghi, in questo caso di autoesclusione, è lo studio dove Prospero si isola dal mondo: Pros.: La mia biblioteca era un ducato Già fin troppo vasto (I, 2, 109) La serie degli spazi separati - celle d'isolamento - continua con il ricordo, violentissimo, della prigionia di Ariel, e la minaccia di un'atroce futura punizione: Pros.: Spacco una quercia e ti rinserro Nelle sue viscere nodose A urlare per altri dodici inverni (I, 2, 294) Segue subito dopo il lamento di Caliban: Cal.: E voi mi stipate In questa dura roccia Da tutto il resto dell'isola Mi avete escluso (I, 2, 344) Quanto ai naufraghi, sono «Prigionieri... nel boschetto di tigli...Non possono muoversi ...»(V, 1, 9), e prima di ritrovare la libertà, dovranno subire il volere del mago, e saranno rinchiusi «nel cerchio tracciato da Prospero (dove) restano incantati» (I, 1). La prigione può tuttavia avere delle pareti estensibili, e invece di separare, unire. «In una prigione come questa, Io ho abbastanza mondo», si delizia Ferdinando innamorato (I, 2, 495). E per quanto misera la grotta di suo padre e limitato lo spazio, i confini dell'isola non sembrano opprimere Miranda: «Non ho mai pensato a conoscere di più» (I, 2, 21). Sempre incombe l'ansia dello spazio e ovunque si associa a quella dei limiti, valicabili o meno che siano; non a caso, del resto, la famiglia lessicale di «confine» è tra le 223

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