Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

l'altra fra queste due catene di antitesi (affettiva e psicologica l'una, tutta interna ai sentimenti; concreta e reale l'altra, per quell'esterna crudezza regolata dallo spazio e dal tempo) contribuiscono a rinnovare i sensi delle parole-rima, non a caso spesso modificate da aggettivi più o meno individuanti sia gli scarti temporali che, nel passato amoroso, l'oscillare dei ripensamenti. Da questo punto di vista, anzi, la sestina è come se fosse divisa in due parti, alla prima delle quali (le prime quattro stanze) è affidato il compito di presentare, cristallizzato appunto, il passato dell'esperienza amorosa e della sua girandola, comunque vitale, di inezie e miserie; alla seconda (le ultime due strofe e il congedo, perfettamente inserito quest'ultimo nello svolgersi dell'esposizione e non piuttosto, come di prassi, ricapitolativo), invece, è dato mettere in opera il contrasto temporale, da risolvere in ultima battuta nell'accettazione rassegnata del presente doloroso. La quarta strofa, difatti, si presenta nettamente bipartita fra il passato (quivi, riferito logicamente ai più anni in cui nella stanza precedente il poeta ha dichiarato di aver pianto «adorando quell'occhi, e labbra, e riso»), ove, per quanto un grave sospecto o un pensier duro potessero risolversi in sdegno, bastava un lieto salutare o un dolce riso della donna a dissolvere ogni tristezza (vv. 25-28); e il presente (ora), in cui amore raduna in un solo momento «mille sospecti ( ...) con sdegni e crucci», accrescendo al contempo l'affidarsi (fede) all'immagine della donna amata ma assente. Così, infine, nella sesta stanza il poet� può dunque specificare la contraddizione nella quale è costretto a vivere: quanto più gli è dato di «ardere» d'amore, tanto più l'amorosa fede sente, e al contempo non cura, l'ombra del sospecto, al punto che quelli che un tempo (nel passato cristallizzato) erano comunque solo crucci sono divenuti oramai fiamme. È dunque, come dichiara l'ultimo terzetto della stanza, l'assenza del riso della donna (si ricordi il dolce riso che finiva ogni tristezza 276

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==