za, da cui volgersi verso un passato interamente cristallizzato nei suoi eventi (una dozzina sono difatti gl'infiniti sostantivati, cui vanno aggiunti i gerundi e le forme participiali); quando, allora, all'apparire della predicazione del v. 20, tale distanza verrà dichiarata, la «prospettiva linguistica» si bilancerà fra il passato in cui si dispiegarono le inezie e le miserie degli amanti, da riagganciare attraverso un processo memoriale (4 forme di passato remoto e 4 di imperfetto), e il presente in cui le stesse inezie dismisurano oramai nel dominio incontrastato, assente la donna e il suo riso risarcente, del sospecto (9 forme di presente). Tale temporalità, sospesa fra mondo narrato e mondo commentato, non può non ricordare da vicino la curvatura temporale descritta dalle tre sestine petrarchesche «morali» (Chi è fermato di menar sua vita, A la dolce ombra de le belle frondi, Anzi tre dì creata era alma in parte), e da quell'unica, la doppia, scritta «in morte di madonna Laura»17 , anticipando, nella scelta di tale bilanciamento (testimone di una costante tensione alla dicotomia) quella che apparirà piuttosto una scelta delle sestine delle generazioni petrarchiste18 . A ben vedere, dunque, la bipolarità che attraversa Quegli occhi ornati, che è l'espediente principe grazie al quale rimpinguano di nuovi significati le parole-rima, gioca in definitiva su due assi, al punto tale che si potrebbe legittimamente parlare (ed è questa un'ulteriore novità) di un raddoppiamento della stessa configurazione bipolare. Così, se da un lato il poeta colloca l'altalena delle antitesi nel passato cristallizzato, nel presente dell'enunciazione è giusto la contrapposizione, mercé la memoria, fra passato (presenza della donna) e presente (sua assenza) a rappresentare l'alternanza fra il conciliabile sospecto (che era solito affievolirsi nella rinnovata e rinnovabile volontà di meditare amore) e il sospecto divenuto irrisarcibile (perché non v'è chi possa lenirlo), al cospetto del quale i passati crucci s'accrescono fino a divenire fiamme. L'una e 275
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