Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

dere il procedimento è anche più sottile, al punto che l'antitesi solo di rado si esplicita direttamente in una coordinazione (al v. 1, ad esempio, gli occhi possono essere ornati sia di mestizia che di riso; al v. 3 il ragionar è, nello stesso tempo, «coperto», diciamo pure nascosto, e trabocchevole degl'ineludibili sentimenti; al v. 5, con maggiore approfondimento psicologico, si contrappone lo sdegno a un servir ostinato, cioè una protesta d'amore capace, nella sua ostinazione, di essere più sdegnosa dello sdegno stesso; al v. 14, per concludere, è già lo strategico mostrarsi a volte lieti a volte pieni di crucci). Nelle altre occasioni, invece, la compresenza degli elementi antitetici si dichiara in rapporti logico-temporali più ricercati (sicché la dolce pace segue, al v. 7, i crucci; e le lacrimette, al v. 8, sgorgano contemporanee al riso), che diventano in talune occasioni autentiche figure, in qualche modo sintattiche, delle strategie d'amore (così, al v. 4 la gravità del sospecto diviene la semplice astutia di un sospecto celiato; i crucci del v. 6 sono del tutto strumentali, in pruova, al punto da poter essere modificati dall'aggettivo antitetico vezzosi; così come il sospecto del v. 15 è, come in ogni ossessione, implacabile, senza fine, e al contempo immotivabile, vano). Nei vv. 9-12, infine, appare racchiuso l'intero meccanismo logico-temporale di questo susseguirsi di sentimenti diversi, se è vero che l'amore di cui concretamente l'autore parla, secondo un procedere sottilmente ironico (vicino a talune intercoenales) o anche per contraddizioni (come nei primi scritti sull'amore, Amator, Deifira, Ecatonfilea), si ritempra, appunto, di una contraddittorietà dei comportamenti, immagine reale e concretissima, ma non per questo non dismisurata, della contraddittorietà dell'esistenza14. Lamore, difatti, parrebbe destinato a sortire, se non altro nelle sue manifestazioni p�ù gioiose, da un «sùbbito scordarsi ogni gran sdegno» che consenta di «rannodar (...) più intera fede», vale a dire dal rovesciamento, ma dunque anche dalla sussunzione, di uno stato doloroso che 273

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