strani», non ne ha bisogno, per capire «al volo»): dalla «nobilemalinconia», alle «fissazioni malinconiche» (connesse con il «delirio» e la «mania»), sino alla vera e propria «folliamalinconica». Il «sema identico», lo si è detto, segna per sette volte il «Nome Proprio» di Liliana. Vi è una progressione dalla malinconia della «bianca fanciulla» (per dirla con Landolfi) del Liberty, a una forma di patologia mentale, le cui causali parentali-infantili saranno indagate dal narratore con dolente ma non evasiva consapevolezza. La parola-chiave ricorre altre sei volte per tre personaggi, e, in alcuni casi, come vedremo, superando l'occasionalità esornativa, sempre vicino, però, a un'occorrenza-guida pertinente a Liliana (espansione del significante?). Tanto più che la parola tematica scompare con il nome di Liliana, partecipa della proscrizione senza appello cui la signora Balducci è condannata. Attorno alla metà del testo, malinconia svanisce dal vocabolario gaddiano. Risultati coincidenti di uno spoglio analogo effettuato sulla prima stesura del Pasticciaccio; risalta una sola, significativa asimmetria, che si discuterà più avanti per non intricare un discorso che necessita di un ampliamento documentale. 4) Don Ciccio, misero e pertinace indagatore dei fatti, o delle anime, secondo la legge Si è parlato, per don Ciccio, di «libri strani», di «questioni un po' da manicomio», di una «terminologia da medici dei matti»40 . Sono letture profonde, elaborate, che lasciano tracce nel linguaggio del commissario: per don Ciccio «un certo "quanto di erotia" si mescolava anche ai delitti apparentemente più lontani dalle tempeste d'amore»41. Il commissario-filosofo-psichiatra discetta volentieri «sulle concause affettive (lui diceva anzi erotiche) degli accadimenti umani»42. 235
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