Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

ventata a sua volta (forse troppo rapidamente) un luogo comune della critica, presto corroso e ridotto a un'obliterazione sommaria della tormentosa e poetica efficacia di Celan in poesie come «Todesfuge»: «Dopo Auschwitz non è più possibile scrivere poesie»9: Il principio estetico della stilizzazione - scrive Adorno - consente di attribuire qualche significato a un destino impensabile; esso viene trasfigurato, qualcosa del suo orrore viene rimosso. Questo basta a costituire un'ingiustizia nei confronti delle vittime... [Alcune] opere... vengono perfino assunte consapevolmente come dei contributi tesi a schiarire il passato10 . Secondo la concezione radicale di Adorno, ciò comporta, quindi - non solo in questi casi specifici, e non solo nel genere della poesia lirica, ma in tutte le attività di pensiero, e in quelle di scrittura in quanto si presentano come opere di pensiero - di scrivere contro se stessi. Se pensare significa essere autentici - o se oggi, almeno, significa essere autentici -, deve essere un pensare contro se stessi. Se ciò che si pensa non può venir misurato a causa dell'eccesso che sfugge al concetto, questo avviene in base al principio insito nella natura dell'accompagnamento musicale con il quale alle S.S. piaceva soffoca"rè le grida delle loro vittime11 • Adorno stesso, comunque, ritornerà su questa sua affermazione sulla poesia in rapporto ad Auschwitz in un saggio successivo, per ridefinire il suo rilievo, e sottolineare l'intenzione aporetica, e non semplicemente negativa, della sua posizione radicale, e per mettere in evidenza il dato (meno conosciuto e più complesso) secondo il quale, abbastanza paradossalmente, è solo l'arte, in definitiva, 32

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