Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

lL SENSO EVIDENTE DELLE COSE Dopo che le foglie sono cadute, torniamo al senso evidente delle cose. È come se fossimo giunti alla fine dell'immaginazione, trapassata in inerte sapere. È difficile persino trovare l'aggettivo per questo freddo vuoto, questa tristezza senza ragione. La grande struttura è diventata una casa qualunque. Nessun turbante traversa i pavimenti invecchiati. Mai così tanto la serra bisognò che fosse dipinta. Il camino ha cinquant'anni e si curva di lato. Un incomparabile sforzo ha fallito, una ripetizione nel ripetuto ritorno di uomini e mosche. L'assenza di immaginazione doveva tuttavia essere immaginata. Il grande stagno, il suo senso evidente, irriflesso, le foglie, il fango, l'acqua come vetro sporco, emanano un silenzio, come il silenzio di un topo venuto a vedere, il grande stagno e il suo spreco di gigli, tutto si doveva immaginare, come una conoscenza inevitabile, richiesta, siccome necessità richiede. 97

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