la cui intenzione è quella di puntare tutto su un registro scialbo. Così in Quintiliano sia la prosa ritmicamente ben connessa (oratio vincta), sia quella che mima il vagabondare del pensiero, forniscono, benché sotto figure opposte, delle impressioni di «naturale». In entrambi i casi esiste un ritmo strutturato metricamente, ma Quintiliano vi distingue sempre in modo netto il tempo omogeneo della misura, dal ritmo nel quale c'è un tempo eterogeneo caratterizzato da quella che il nostro Autore chiama «differenza indefinibile»74 • Solamente i più grandi artisti del linguaggio, siano oratori o poeti, giungono a ricreare in se stessi questa seconda natura che essi hanno vissuto, nel sogno da svegli, di un'esistenza artistica, a prezzo di una falsificazione del vissuto quotidiano: Proprio chi vuole scrivere il proprio sogno - scrive Valéry - ha il dovere d'essere infinitamente sveglio. Se vuoi imitare in modo sufficientemente esatto le stravaganze, le infedeltà verso se stesso del fiacco dormiente che sei appena stato; e proseguire, nella tua profondità, quella caduta meditativa dell'anima come di una foglia morta attraverso l'immensità indefinita della memoria, non illuderti di riuscirci senza un'attenzione spinta al1'estremo, il cui capolavoro sarà di riuscire a cogliere qualcosa che esiste solo in virtù di essa. Chi dice esattezza e stile invoca il contrario di un sogno; e chi li incontra in un'opera d'arte deve sottintendere nell'autore tutta la sofferenza e il tempo che gli sono stati necessari per opporsi alla dissipazione permanente dei pensieri75 • Se il «nat. urale» e la spontaneità sono il risultato di una conquista ottenuta mediante il lavoro dell'ingenium replicato dall'attenzione più concentrata sui mezzi per produrre effetti di linguaggio in modo calcolato, si deve riconoscere in Valéry una delle versioni più moderne di quel pen249
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