Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

rità stessa. È inteso che questo «naturale» reinventato dal1'arte, il cui ritmo produce una prosa levigata, non ha niente a che fare con la serie ordinata delle parole. Quintiliano si è dato cura di marcare questa distanza insormontabile fra il puro vissuto e il «naturale» dell'arte che consente al1'artista di posticipare alcune parole, o di anticiparne altre69. Non c'è quindi alcun dubbio che Quintiliano rivendichi all'arte letteraria la superiore padronanza del ritmo, il cui segreto non pertiene alla retorica, ma all'ignoto: in modo tale che il ritmo partecipa al contempo della natura e della scienza. Niente ha veramente valore senza l'aiuto dell'arte, dice Quintiliano, ma aggiunge subito che noi siamo naturalmente indotti a cercare dei ritmi7°. Il ritmo è una forza tacita (tacita vis) che produce senso senza tuttavia che si possa mai arrivare a definirne la potenza creatrice che fonda in una «voce» interna i giusti rapporti fra le parole. Quintiliano ne è talmente convinto, da provare il bisogno d'insistere sul fatto che non solamente il valore del pensiero varia a seconda delle parole che lo esprimono, ma che le medesime parole variano con la composizione che le lega, a seconda che si trovino nel mezzo del testo o alla fine, poiché, afferma, ci sono delle frasi nelle quali i pensieri sono poveri e l'espressione mediocre, ma che si raccomandano solo per quel merito 7 1. In opposizione al verso regolare, il ritmo sarà, nel suo andare da sé, particolarmente adatto all'invenzione del «naturale», e a fortiori quando si tratterà, come in Lisia, di produrre un effetto di spontaneità unicamente attraverso il ritmo. Quintiliano cita questo esempio appositamente, per mostrare che la frase può bensì ostentare una trascuratezza senz'arte e senza ordine, ma che invece in questo consiste la composizione verbale72 • Accade dunque in questo caso, e più che in altri, che il discorso sembri del tutto svincolato da ogniJegge metrica, mentre invece non è così. Si tratta del1' oratio saluta, nella quale la strategia della «trascuratezza» produce l'effetto di una grande libertà73 , in un parlare 248

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