Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

Quel canto dovette mettermi in uno stato del quale nessun oggetto mi aveva neppure dato l'idea. Ha impresso in me la tensione e l'atteggiamento estremo che mi richiedeva, senza fornire un oggetto, un'idea, una causa (come fa la musica). Senza saperlo, l'ho preso come misura dei miei stati, e ho teso per tutta la vita a fare, a cercare, a pensare ciò che avrebbe potuto riattivare direttamente, dentro di me, render necessario, di me - lo stato corrispondente a quel canto d'azzardo; la cosa reale, introdotta, assoluta, il calco della quale risaliva all'infanzia, preparato da quel canto -dimenticato66. Anche Quintiliano, insieme ai filosofi, ma contro la loro brama egemonica, ha fatto della parola un elemento di risonanza dello spirito. La funzione che in un poema ha la versificazione - dice Quintiliano - nell'orazione l'ha la composizione. A giudicare di quella nel miglior modo è l'orecchio, che avverte la pienezza del periodo67 • Quintiliano, proprio come Valéry, non perde mai di vista la parte di mistero, non insegnabile, dell'arte, pur nel1'ordinamento tutto calcolato del discorso, e soprattutto, in Quintiliano, nel caso in cui l'organizzazione ritmica venga ottenuta mediante il massimo effetto di unisono, in modo tale che la composizione degli elementi del periodo formi un tessuto fitto, nel quale le parole sembrino non rispondere a delle domande, ma aderire sempre ai sentimenti, e seguirli come l'ombra il corpo68. Quintiliano giudica che questo unisono sarà tale da conferire alla frase limata l'impressione di scaturire dalla ve247

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