Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

La vita interna del discorso deve quindi essere situata al livello del ritmo vocale: la grande arte consiste nel legare fra di loro le parti, in modo tale che non ci si accorga delle giunture, siccome il discorso deve formare il robusto corpo di un parlare velato in qualche modo dall'involucro delicato dell'espressione63 . Quintiliano usa spesso questa metafora biologica, e arriverà perfino a conferire a questo corpo una fisionomia («vultus»), e addirittura una propria gestualità, la quale, tuttavia, sarà incompleta se non sostenuta da quella dell'oratore. Il corpo di questi, divenuto anch'esso, da persona, discorso e finzione, è interamente sottomesso all'euritmia del gesto («lex gestus»), che sottopone alla propria legge l'espressione del volto, il respiro, l'intonazione della voce, la postura del corpo, e in modo particolare delle mani e dei piedi dell'oratore. Cosl l'oratore scrive, e parla, con tutto il corpo, che è diventato il supporto della voce del discorso. La forza persuasiva del1'oratore dipenderà quindi per una parte essenziale dalla maniera in cui egli fa modulare, nella sua voce, quella del proprio discorso, la cui melodia naturale64, apportata dal respiro, produce quella forza vivace che stimola gli ascoltatori65. Senza dubbio tutto questo presuppone che vi sia, da parte dell'oratore, una profonda conoscenza dei rapporti ritmici; e tuttavia occorre subito aggiungere che questa scienza metrica sarebbe insufficiente, se non addirittura inutile, se la proprietà delle relazioni ritmiche non fosse sottoposta all'ascolto di una voce anonima, la cui sovrapposizione muta impone in modo oscuro ali'oratore o allo scrittore la segreta convenienza dello stile elevato. Non c'è niente di più misterioso e irrappresentabile della voce il cui tono e la cui sonorità partecipano, nell'artista del linguaggio, di un'«altra voce» - quella voce interna che Valéry dichiara d'aver sentito «ad un certo momento, in tenera età»: una voce che assomigliava a un «contralto profondamente commovente». 246

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