no in un miscuglio di vero e di falso, necessari alla persuasione. A questo proposito Quintiliano formula un'osservazione di rara perspicacia: Ci sono infatti molte cose certamente vere- dice-, ma poco credibili, cosl come ne esistono anche di false che spesso sono verosimili. Per cui non bisogna impegnarsi meno a che il giudice creda quelle che diciamo veramente piuttosto che quelle che diciamo fingendo53 . D'altra parte Quintiliano teneva molto a che la narrazione fosse chiara, plausibile e misurata, ma soprattutto voleva che producesse l'effetto del quotidiano. Gli ascoltatori potranno inoltre udire un discorso che ... tutti, dopo aver ascoltato, pensano che avrebbero potuto tenere loro stessi, poiché ritengono che non si tratti di buone argomentazioni, ma di verità. Allora l'oratore otterrà ottimi esiti quando sembrerà dir cose vere54 • Questa astuzia è tanto più efficace, in quanto la mimesis del linguaggio quotidiano presuppone una grande abilità nell'esercitare l'arte clandestinamente. In riferimento a Cicerone, Quintiliano sottolinea il fatto che utilizzare le parole del linguaggio quotidiano costituisce un'arte velata e singolarmente occulta, poiché, se l'oratore avesse parlato in altro modo, l'evidenza chiassosa degli avvenimenti avrebbe, di per sé, messo il giudice nella condizione di sorvegliare l'avvocato55 . Naturalmente, ci si può chiedere come mai l'oratore senta la necessità di inserire una narrazione fittizia nel suo discorso, che tratta peraltro di una causa reale. La ragione è che la narrazione fittizia risulta probante, non nel modo di un'argomentazione, ma in quello di una storia inventa243
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==