vello. Perfino le ammissioni e la confessione potranno essere obiettivo simulacrale, se la causa lo richiede44. E non è tutto, poiché anche la vigilanza del giudice può essere presa nella seduzione: Talvolta, in verità, si dice anche ingannare il giudice - dice Quintiliano - e circuirlo con vari artifici45. Tuttavia sorge qui un problema: come concepire, in questa teoria generale del vero-simile, il fatto che Quintiliano ammetta che l'eloquenza è ben fondata solo se quest'arte è esercitata da un uomo onesto, il vir bonus dicendi peritus? Quintiliano non manca mai di mettere in rilievo con molta insistenza questa esigenza morale46 , senza dubbio poiché era ben consapevole che, sia in Platone che nei sofisti dell'Accademia, la morale, una volta integrata alla verisimiglianza del ben dire (qui la parola bene è ambigua), ne conferma l'effetto di credibilità. Ciò equivale a dire che la morale opera nell'arte del commediante-oratore solo quando egli volge la virtù in sirena. Anzi, i precetti stessi della morale - dice Quintiliano -, anche se per natura sono onesti, sono più efficaci a formare le menti quando lo splendore del discorso illumina la bellezza degli argomenti. Perciò, sebbene le armi dell'eloquenza siano efficaci nell'una o nell'altra direzione, non è tuttavia giusto ritenere un male una cosa che è possibile usare bene47. Sia pure. È tuttavia Quintiliano non ci dice mai dove cominci il buono e dove finisca il cattivo uso della virtù, dato che nel discorso oratorio il vero e il falso si assomigliano. Non c'è quindi niente di più ambiguo di questa morale, alla quale basta che l'oratore offra agli ascoltatori e 240
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==