Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

Un'onda di traduzioni: Paul Valéry Paul Valéry non fu un poeta-traduttore alla maniera di Valéry Larbaud. In questo campo, infatti, il suo impegno si limitò alla cura di un ristretto numero di testi. Ad essi, tuttavia, vanno ad aggiungersi alcune pagine teoriche di estrema importanza. Proprio a partire da tali riflessioni, è possibile tracciare un percorso per certi versi decisamente originale. I testi che Valéry tradusse sono scarsi e scarsamente indicativi dei suoi gusti letterari: due sonetti, ossia Lilith (/or apicture) di Dante Gabriel Rossetti, e La visione della Cerva di Petrarca (firmati M.D. e apparsi nei numeri di maggio e dicembre 1892 della rivista «Chimère»); un articolo anonimo intitolato La Théorie de la gravitation selon Einstein («NRF», n. 75, 1 dicembre 1919); Felling a Tree, cioè l'ultima poesia composta da Thomas Hardy prima di morire; alcune prose di Edgar Allan Poe (Quelques fragments des Marginalia, «Commerce», n. 14, inverno 1927); Neige sur la Baltique diJoseph Lo Duca (tradotto dall'italiano e uscito clandestinamente nel 1940 presso le Editions Racine)1; infine la traduzione in versi delle Bucoliche di Virgilio, a cui Valéry attese dal 1942 al 1944, e che venne stampata in edizione di lusso con illustrazioni di Jac213

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