Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

dal magma materico dell'enciclopedia boiardesca, l'Ariosto viene ad estrarre, nella forma del romanzo in ottave, il Decameron del sedicesimo secolo24 • Ed è quasi superfluo rilevare quanto significativa sia nel Decamerone l'incidenza dell'Eros. Da queste sparse osservazioni non sembra lecito trarre ciò che si suole chiamare una «conclusione»; ma semmai l'ipotesi di una direzione di ricerca che qui si esprime unicamente su un piano ancora del tutto analogico, se non addirittura metaforico. Ciò induce a formularla, questa indicazione, in maniera che si sa, evidentemente, rozza e schematica. A - Sempre in riferimento al Decamerone, la scelta ariostesca del verso, dell'ottava, induce, nel suo testo, anche sul mero piano di una struttura formale immediatamente percepibile, un elemento, decisivo, difluidità, uno scorrere e trascorrere delle molteplici vicende entro un «contenitore» che le amalgama e le include, appunto, entro un flusso continuo, pressoché inarrestabile. Tutto sembra svolgersi, nel Furioso, sotto il segno di un'accelerazione perpetua, di improvvisi mutamenti di scena, di entrata iri campo, e di fuoriuscita25 di sempre nuovi personaggi, apportatori - a loro volta - di sempre nuovi eventi e «caratteri». Lo «spazio» del poema è vastissimo, dal Nord al Sud e dall'Ovest all'Est del mondo conosciuto, dalla terra alla luna; il tempo, al contrario, è come contratto (quanto «dura» il Furioso?). Analogie con la pulsione erotica - e con i suoi «giri» - appaiono più che plausibili. B - Con Al di là del principio di piacere Freud introduce la polarità del dualismo tra Eros e Thanatos, tra pulsione di vita e pulsione di morte. Vitalità e morte («gli amori» e «l'armi») si intrecciano e si intersecano di continuo nel Furioso, sino, come già si è accennato, al canto finale, 244

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