volta che con esso sia stato stabilito un rapporto. Esamina allora i processi simbolici partendo dal primo pensiero prelogico e dalle condizioni con cui l'oggetto primario e quello secondario sono fusi ed avvertiti come una cosa sola, vale a dire «i momenti in cui l'originale poeta nascosto in ciascuno di noi creò il nostro mondo esterno». Concetti chiave sono: fantasia, giacché questo fenomeno può accadere solo nella fantasia, illusione, dal momento che la persona che produce la fusione crede che l'aspetto secondario sia quello primario, ansia, è l'ansia per l'oggetto originario (della rappresaglia o della perdita) che porta alla ricerca del sostituto, estasi, che rappresenta l'esperienza emotiva (l'eureka!) del trovare il sostituto. Queste condizioni si realizzano nel gioco infantile usato come mezzo di scoperta della realtà e del limite e nelle «esperienze estatiche» che il bambino prova nel gioco medesimo. Il passaggio per stati estatici di illusione di unità tra l'Io del bambino e l'oggetto, di contatto e contemporaneamente di annullamento del confine, rappresentano, per la Milner, una fase necessaria ed ineliminabile per il raggiungimento e la stabilizzazione dei rapporti oggettuali. Se questa fase di passaggio viene ostacolata o impedita, se il bambino non riesce a portare a termine, gradualmente, secondo il suo proprio ritmo, il distacco dal narcisismo primitivo, allora rinuncia all'illusione. In questo caso, anche se apparentemente accettate, la separazione e le esigenze di necessità imposte dalla realtà diventano una prigione anziché essere qualcosa con cui collaborare per sviluppare ulteriori capacità ed il processo di simbolizzazione viene ad essere danneggiato. Questo punto di vista riguardo allo sviluppo dei processi di simbolizzazione potrebbe far ipotizzare che le difficoltà a pensare degli studenti in questione siano attribuibili alla mancanza di facilitazione (intesa come oppor74
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==