una funzione. Sono messaggeri. Non solo delle menzogne che necessariamente diramano, ma di qualcosa che la psicoanalisi ignora. Le perversioni che sono state finora oggetto di studio sono attività solo in alcuni casi riconducibili a strutture perverse, mentre al contrario ci sono moltissimi perversi che non appaiono dediti né alla necrofilia né alla pedofilia né ad alcuna di quelle che erroneamente si ritengono «forme estreme dell'amore». In realtà, ci sono pedofili che non sono perversi se non limitatamente a una delle loro attività, mentre ci sono perversi dalla vita illibata che esercitano in ogni più piccolo atto della giornata la pedofilia e la necrofilia. Se mettiamo a confronto due opere del Marchese di Sade, le 120 giornate di Sodoma e l'Adelaide di Brunswick, dovremmo dire che la prima è per eccellenza la rappresentazione della perversione, mentre la seconda, di uno stile tuttaffatto diverso, è un libro pio per niente attribuibile a Sade, che narra la storia di una moglie virtuosa a torto accusata. Invece, le 120 giornate di Sodoma espongono un catalogo di perversioni che proprio per la sua chiarezza e precisione, per le dichiarazioni di intenti e la rispondenza a un programma non individuale ma collettivo, non dice nulla sulla figura del perverso. Questa avanza, innocente e ingiustamente colpita, con le femminili grazie di Adelaide, di cui nulla si sa, né progetti, né intrighi, i sospetti vengono respinti con sdegno, le conferme vacillano sotto l'invocazione di un destino avverso. È solo una nota posta dopo la parola fine a dirci che cosa è la perversione: il personaggio di Adelaide era nella realtà talmente spregevole da indurre l'autore a cambiarlo completamente, a presentarlo in modo del tutto diverso. È dunque a opera compiuta, che un particolare trascurabile e posticcio come una nota ci dà la chiave di lettura 6
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