Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

co, viene salvata e ridestata da Sigfrido solo per, nel momento di molto posteriore in cui riconoscerà in lui il suo vero salvatore, rientrare nel fuoco della pira che lo accoglie morto, e morire con lui. Brunilde in realtà non si è mai ridestata, è rimastavergine non amando il marito che non è colui che l'ha salvata, e per questo è destinata al rogo. Ma è Sigfrido stesso, il morto, l'eroe dimentico che si è piegato a un matrimonio senza amore con un'altra, che ve la trascina. Il movimento della favola, di regressione verso l'angoscia o di spinta in avanti verso il compimento di un destino mortale, salta la possibilità di un parlare in nome proprio. Il meccanismo della favola coincide con il meccanismo nella favola. Nell'Usignolo dell'imperatore di Andersen, la scelta che l'intera corte fa dell'usignolo meccanico rispetto a quello vivo, perché il suo canto è più ordinato e più facilmente si può accompagnarlo in coro, rivela il rapporto che la favola intrattiene con la tecnica. Se ne impadronisce, ma per convogliarla al giusto finale. La possibilità di una ripetizione senza fine, meccanica e ossessiva, riduce le possibilità creative della tecnica in una coazione nella quale la tecnica si allontana dall'arte per diventare prima difesa e poi nevrosi. A un certo punto il meccanismo che permette al simulacro di uccello dell'imperatore di cantare esplode in mille pezzi. E al capezzale dell'imperatore morente giunge l'uccello vivo ad allontanare la figura della morte. Anche qui, come in Biancaneve o nella Bella Addormentata, la favola offre nel finale il corpo vivo, di carne, e lo offre perché la vita continui e si perpetui. Pinocchio, figlio di Geppetto il falegname, incappa in mille incidenti mortali. Tuttavia appena gli si bruciano i piedi, gli si possono rifare, può avere come il piccolo Hans con il fapipì, un bel paio di piedi tutti nuovi. Ma lo svantaggio di questo «pensiero filosofico» che aggiusta 28

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