Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

l'impressione che alla radice del processo più evoluto sia operante un meccanismo paleologico in base al quale due o più termini vengono inconsciamente parificati31 • La paleologia è una sorta di scena primaria della generazione del senso; la logica simbolica ne è una sua elaborazione. Il Tesauro, con straordinario acume, osservava che «la metafora ti fa travedere [uno obietto] dentro l'altro»32 • Questa eccezionale interpretazione, mi pare, scavalca di gran lunga ogni possibile definizione della metafora quale sovrapposizione di campi semici differenti con un tratto semico in comune, in quanto postula il passaggio da uno spazio testuale bi-dimensionale ad uno spazio tridimensionale. Questa differenza, se pur è nota allo psicoanalista, non sembra esserlomolto al critico letterario, anche se, da sempre, il poeta ha trattato il suo sistema di segni come realtà tri- o anche quadri-dimensionale. Ma è pur vero che, in pittura, Cézanne e, in letteratura, Baudelaire e Proust hanno attirato la nostra attenzione su questo fenomeno: particolarmente Baudelaire e Proust usano metafore architettoniche per designare il loro edificio testuale. Il primo, parlando di «maestà sostanziale», di «architettura verbale», di «armatura», di «tempio», di «plasticità della lingua», di equivalenza fra poesia e scultura, di «volume» del testo; il secondo, paragonando la sua opera ad una «cattedrale» in cui, partendo dall'atrio di Swann, attraverso navate, cappelle e vetrate, si giunge all'abside paradisiaca del Temps retrouvé. Si potrebbe anche pensare che il testo letterario sia la proiezione verso l'esterno, l'e-dizione («es-posizione di un mondo», dice Heidegger) del complesso aggregato oggettuale inconscio soggiacente. Cerchiamo, con un solo assaggio testuale, di verificare la nostra ipotesi: si tratta delle due quartine delle Correspondances di Baudelaire. La Nature est un temple où de vivants piliers Laissent parfois sortir de confuses paroles; 167

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